mercoledì 26 febbraio 2020

Memorie di un assassino (살인의 추억, Sar-in-ui chu-eok, Bong Joon-ho, 2003)


Lungo una stradina sterrata che costeggia una miriade di campi verdi e rigogliosi, sotto un cielo azzurro intenso, un trattore avanza lentamente; un nugolo di bambini lo insegue festante. Memorie di un assassino si apre con immagini agresti, amene, ma la tranquillità è presto squassata; l’agricoltore che guida il mezzo, infatti, non si avvia ad una lunga giornata di lavoro, ma accompagna l’investigatore Park Du-man (Song Kang-ho) sulla scena di un tremendo delitto. All’interno di un canale di scolo poco lontano è stato rinvenuto il cadavere di una ragazza stuprata e uccisa. Si tratta di un evento inaudito e disturbante nella tranquilla provincia in cui il film è ambientato, che le locali forze dell’ordine sono del tutto impreparate ad affrontare. A coadiuvarle giunge da Seul il giovane e laureato detective Seo Tae-yun (Kim Sang-kyung), i cui metodi finiscono per scontrarsi con quelli, decisamente meno scientifici, di Du-man e del suo irascibile collega Cho Yong-gu (Kim Roe-ha).

domenica 16 febbraio 2020

Note su Snowpiercer



Uno degli elementi più interessanti di Snowpiercer (Bong Joon-ho, 2013) è certamente il mondo nel quale la sua storia si svolge. L’avvento di una glaciazione estrema ha causato nel 2014 l’estinzione di gran parte della popolazione umana, provocata – in maniera piuttosto ironica – da un tentativo di scongiurare gli effetti del riscaldamento globale, rilasciando un agente chimico nell’atmosfera. I pochi superstiti rimasti viaggiano a bordo dello Snowpiercer, un avveniristico treno costruito dal magnate Wilford (Ed Harris), continuamente in movimento lungo un percorso che abbraccia l’intero pianeta. Il mezzo costituisce un ecosistema chiuso, in grado di produrre da sé il necessario per la sopravvivenza, anche se non senza grandi sacrifici

giovedì 6 febbraio 2020

Jojo Rabbit (Taika Waititi, 2019)


Maschere e travestimenti fanno da sempre parte dei giochi infantili; assumere identità ed esplorarle è una componente fondamentale del processo che porta a trovare la propria, e che spesso passa attraverso il riconoscersi come membri di un gruppo dagli specifici valori e obiettivi, un istinto che si raffina in età adulta ma che in un certo senso non scompare mai del tutto. Alla radice del fervente nazismo del giovane protagonista di Jojo Rabbit e dei suoi coetanei vi è in fondo uno spasmodico desiderio di appartenenza, di cui la dittatura si serve crudelmente per i propri scopi bellici. Johannes Betzler (Roman Griffin Davis), del resto, ha dieci anni nel 1945; tutta la sua carriera scolastica si è svolta all’ombra della croce uncinata e del mito del Führer, che idealizza come suo amico immaginario. Ai suoi occhi la propaganda del regime è verità, e il grande carnevale delle divise, delle regole e dei complessi rituali non è una folle recita, della quale Taika Waititi enfatizza la tragicomica assurdità, ma la realtà.