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Visualizzazione dei post da marzo, 2015

Archeodispensa

«Inizio ad avere una certa fame» disse Marco appoggiandosi alla ringhiera del balcone con la sigaretta in mano. Alessio, seduto sul divano nel salottino, replicò stiracchiandosi: «Vediamo cosa c'è di buono». Nessuno dei due aveva avuto l'accortezza di pensare che fare la spesa a valle sarebbe stata una buona idea, perciò avrebbero dovuto cavarsela con quello che la baita dei nonni di Alessio, in cui si erano recati con la scusa ufficiale di studiare più tranquillamente, offriva. Nutrivano grande fiducia nell'abbondanza di cibo in scatola che avevano intravisto sul ripiano più alto della dispensa durante un sommario sopralluogo.  Alessio aprì lo scricchiolante sportello e salì in piedi su una sedia mentre Marco si posizionava al suo fianco, pronto a ricevere e ad esaminare i reperti. L'alluminio impolverato delle latte luccicò nel buio con aria misteriosa. Alessio allungò una mano e afferrò un barattolo che passò subito a Marco. «Dividi quello che è andato da quello che...

Tropico del pullman

Si aggrappò alla sbarra del pullman con un moto di fastidio: era appiccicosa e viscida come se un vapore umido da foresta pluviale vi si fosse depositato sopra. Alzò lo sguardo speranzoso sopra le teste e i corpi degli altri passeggeri, pregando tra sé e sé che scattasse il verde e che l'esasperante e lento movimento del vecchio motore surriscaldato generasse almeno un flebile venticello. Il borbottio aumentò e il movimento improvviso in avanti fece ondeggiare tutti. Urtò con l'avambraccio una signora: il ventaglio le cadde di mano con un tonfo soffocato. Si scusò con un cenno e si infilò con fatica in mezzo alla selva aggrovigliata di gambe. I suoi occhi si adattarono presto alla penombra e frugarono in ogni anfratto, sotto ogni lembo di gonna, dietro ad ogni polpaccio e intorno ai tanti manici di borse trattenuti pigramente tra le mani, appesi come flessibili liane ad un albero. Un bambino piccolo con addosso una maglietta variopinta lo scrutò da qualche metro più avanti, ca...

Il veterano dell'attesa

L'attesa è una pratica che si affina con l'esercizio. Principio primo dell'arte dell'aspettare è dimenticarsi dell'orologio. Si individuano facilmente i principianti: incollano gli occhi alle lancette – o allo schermo del cellulare – e si lamentano ad intervalli regolari, in preda all'impazienza. Il veterano invece sa bene come comportarsi: l'orologio seppellito nella manica, con gli occhi legge un libro e con le orecchie ascolta distrattamente quello che accade nelle sue vicinanze: bisbigli, tasti premuti, fruscii di tessuto, cerniere aperte e chiuse, pettegolezzi, conversazioni telefoniche, chiacchiere familiari nella loro banalità. Spesso perde il filo della lettura per origliare discretamente una discussione interessante: vi partecipa vicariamente, parteggiando per qualcuno ed elencando mentalmente elementi da contrapporre a qualcun altro. Se si fa attenzione, si può cogliere nell'immobilità delle sue membra la determinazione del cacciatore che segue...