venerdì 20 marzo 2015

Il veterano dell'attesa

L'attesa è una pratica che si affina con l'esercizio. Principio primo dell'arte dell'aspettare è dimenticarsi dell'orologio. Si individuano facilmente i principianti: incollano gli occhi alle lancette – o allo schermo del cellulare – e si lamentano ad intervalli regolari, in preda all'impazienza. Il veterano invece sa bene come comportarsi: l'orologio seppellito nella manica, con gli occhi legge un libro e con le orecchie ascolta distrattamente quello che accade nelle sue vicinanze: bisbigli, tasti premuti, fruscii di tessuto, cerniere aperte e chiuse, pettegolezzi, conversazioni telefoniche, chiacchiere familiari nella loro banalità. Spesso perde il filo della lettura per origliare discretamente una discussione interessante: vi partecipa vicariamente, parteggiando per qualcuno ed elencando mentalmente elementi da contrapporre a qualcun altro. Se si fa attenzione, si può cogliere nell'immobilità delle sue membra la determinazione del cacciatore che segue i passi di una possibile preda. Emerge dall'ombra solo per partecipare ai sommovimenti popolari, proteste o insurrezioni. Si scaglia contro chi non rispetta l'ordine di arrivo con la certezza dell'esperienza sul campo. Tuttavia ambisce sempre a ritornare alla sua posizione di sconosciuto nume tutelare temporaneo. Se necessario dispensa consigli a mezza voce e sorride ai bambini scorrazzanti, benevolo: ha già atteso tante cose in quello stesso luogo, in solitudine o guidando un piccolo plotone di sodali. Ogni volta, però, l'esperienza è differente. A volte si chiede perché non si paghi il biglietto per stare in fila.

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