sabato 28 dicembre 2019

Storia di un matrimonio (Marriage Story, Noah Baumbach, 2019)


Nonostante quello che a volte ci piacerebbe pensare nei momenti difficili, i sentimenti non sono figure geometriche dagli angoli ben definiti, ma una materia viva e in continua trasformazione, che non segue nessun percorso prestabilito; al mutare di un amore non corrisponde necessariamente e naturalmente l’odio, la fine e l’inizio di una relazione non sono determinabili con assoluta e inequivocabile certezza. Come una retta è composta di infiniti punti uno accanto all’altro, così un rapporto è costituito da una stratificazione di sensazioni che influiscono l’una sull’altra, mescolate in modo tale che sia impossibile scinderle, e che pur toccate dal cambiamento, non scompaiono mai completamente. È una chimica comune e invisibile, che si ripete ogni giorno a differenti gradi di intensità, ma estremamente complessa da portare alla luce con chiarezza. Parlando per metafore, per tracciarne un ritratto affidabile è necessario un pennino delicato e sottilissimo in grado di cogliere la minima variazione con la grande precisione del sismografo, come quello utilizzato da Noah Baumbach nel portare sullo schermo il suo Storia di un matrimonio.

mercoledì 25 dicembre 2019

Madre! (Mother!, Darren Aronofsky, 2017)


La struttura circolare di Madre! si apre e si chiude con la stessa parola: «baby», pronunciata con intonazione interrogativa dalla donna protagonista, che si sveglia nel proprio letto, allunga un braccio e scopre accanto a sé un inaspettato spazio vuoto. Di primo acchito, considerata anche l’ambientazione della scena, si sarebbe portati a ritenerla riferita al marito; ma una volta arrivati al termine del film ci si chiede se non le si debba attribuire un altro senso. Del resto, l’uomo della coppia è di almeno una ventina d’anni più grande della protagonista (un dettaglio che viene sottolineato in più occasioni lungo la pellicola): la scelta di un simile vezzeggiativo, per quanto di uso estremamente comune, potrebbe suonare in effetti un po’ strana. Il significato letterale, «bambino», alla luce di quanto accade nell’ultimo atto, non appare così fuori luogo. Madre! è, in un certo senso, la storia di una prole ciclicamente ed inesorabilmente perduta.

Star Wars: L’ascesa di Skywalker (Star Wars: The Rise of Skywalker, J.J. Abrams, 2019)


Attenzione: nell'articolo sono presenti spoiler

Così nella narrativa come in molti altri ambiti della vita, giungere ad un dato risultato – in questo caso, il finale della storia narrata – è tanto più semplice quanto più si è lavorato bene in precedenza, introducendo e svolgendo con la dovuta cura i punti cardine, prestando attenzione alla graduale evoluzione dei personaggi e facendo in modo che l’arrivo del loro viaggio risulti significativo sia per loro che per gli spettatori che ne hanno seguito fedelmente le gesta. Naturalmente, più la vicenda messa in campo è grande e complessa, maggiori saranno le difficoltà da affrontare e i dilemmi da svolgere e se la saga da concludere, apparentemente in maniera definitiva, è quella di Star Wars, l’impresa che ci si trova davanti è quasi impossibile.

giovedì 19 dicembre 2019

L'uomo che fuggì dal futuro (THX 1138, George Lucas, 1971)


Se proviamo a mettere insieme la parola «fantascienza» e il nome «George Lucas», quello che ci viene in mente è senza ombra di dubbio la saga di Star Wars. Eppure le strade del cineasta di Modesto e del genere narrativo tra i più identificativi del ventunesimo secolo si erano incrociate almeno dieci anni prima di quel fatidico 1977. Nel 1967, infatti, l'allora studente della University of Southern California aveva fatto molto parlare di sé con il corto Electronic Labyrinth: THX 1138 4EB, che aveva vinto il primo premio nella categoria dedicata ai film drammatici al terzo National Student Film Festival, dove, tra l'altro, catturò l'attenzione di un giovanissimo Steven Spielberg, determinando così l'inizio della lunga amicizia tra i due registi. Nel 1970 Lucas poté trarne un lungometraggio grazie ad un accordo tra la Warner Bros. Pictures e la American Zoetrope, da lui fondata insieme a Francis Ford Coppola. La trama fu ampliata e la sceneggiatura redatta dallo stesso Lucas e da Walter Murch; i due curarono anche, rispettivamente, il montaggio della pellicola e del sonoro (Murch diventò in seguito uno dei pionieri del sound design, conosciuto in particolare per il lavoro svolto su Apocalypse Now).