martedì 3 gennaio 2017

Note su Gone Girl


Attenzione: in questo articolo si parla con dovizia di dettagli della trama di Gone Girl, compreso il finale. Se non avete ancora visto il film e desiderate non sapere nulla di ciò che vi accade, non proseguite la lettura.

In alcuni dei thriller di David Fincher la risoluzione del mistero non è il punto di arrivo. Zodiac (2007) è la rigorosa dimostrazione di come un’ossessione, per quanto fornita di nobili intenzioni, possa lentamente mandare in pezzi un individuo; il cuore di Gone Girl (2014) sta nel concetto di apparenza.



Amy (Rosamund Pike) è ben consapevole di quanto la realtà sia influenzata dalla maniera in cui la si racconta: è cresciuta all’ombra dell’ingombrante Amazing Amy, l’amatissimo personaggio della serie di libri per bambini che i suoi genitori hanno modellato a partire da lei, creando una versione migliore della sua stessa infanzia. Convinta di conoscere le regole del gioco abbastanza bene da poter ottenere un’assoluta vittoria, la donna pianifica un’elaborata messinscena per liberarsi del proprio marito, Nick (Ben Affleck), dopo che la crisi economica e un tradimento hanno mandato in pezzi la loro unione o, più precisamente, l’immagine che i due coniugi se ne erano fatti. Alla riuscita della sua impresa partecipa anche la sua pesante identità sociale, che Amy interpreta seguendo le aspettative e i desideri del suo pubblico – l’opinione pubblica e le forze dell’ordine che si occupano del caso.


Tuttavia le sue macchinazioni hanno vita breve: l’incontro con i due malintenzionati nel campeggio, anch’essi esperti nel manipolare la percezione che gli altri hanno di loro, le dimostra che le sue capacità non sono poi così straordinarie. La finzione è talmente intrecciata alla struttura stessa del mondo che è del tutto utopico sperare di uscirne. Anche l’amore che Desi Collings (Neil Patrick Harris) sembra prometterle è legato alla ragazza che ha ispirato Amazing Amy, bellissima, bionda e amorevole, non alla meno fantastica persona che si cela dietro la prima. Non ha alcuna importanza il passaggio da un bungalow vecchio e scassato ad una villa elegantissima e moderna: le sbarre della prigione di Amy sono state inconsapevolmente rinforzate da lei stessa. La personalità che i suoi genitori hanno costruito e che più tardi lei stessa ha interpretato e tentato di uccidere ha una potenza insopprimibile, amplificata all’inverosimile dall’inarrestabile circo dei media.


Anche Nick, alla fine, è costretto a misurarsi sul suo stesso campo di battaglia per scampare ad una possibile condanna a morte, recitando una parte molto più complessa di quella del marito falsamente fedele, ed anche per lui il successo ha conseguenze inaspettate. Amy esce allo scoperto come lui desiderava, ma non certo nel modo previsto. Un altro racconto sensazionale e pieno di colpi di scena si sovrappone al precedente, spingendo le forze dell’ordine e la gente a simpatizzare con una donna tenuta prigioniera e stuprata da un uomo dalla reputazione già compromessa, fuggita infine grazie ad un atto terribile e disperato. Se non c’è modo di evadere dalla prigione che è il romanzo della nostra esistenza, ciò che si può fare è decidere con chi condividerlo, ed Amy sceglie Nick, che più di tutti sa vedere attraverso di lei, odiandola e allo stesso tempo amando, forse, la sua capacità di spingerlo ad apparire come una persona migliore di quella che in realtà è.


Alla fine di Gone Girl non c’è lo svelamento dell’inganno, ma piuttosto l’accettazione dell’impossibilità di uscirne fuori, ed un matrimonio infelice è, in effetti, uno dei migliori palcoscenici possibili per una simile morale. L’immagine di una coppia di futuri genitori che, come nel terzo atto della più classica delle storie d’amore, hanno superato le proprie difficoltà e si avviano verso un luminoso futuro nasconde una realtà molto più complessa, sporca e brutta, che forse a nessuno interessa conoscere davvero, perché preferiamo che il suo volto amaro sia ricoperto da un lieve strato di zucchero. David Fincher e Gillian Flynn (autrice della sceneggiatura e del romanzo da cui essa è tratta) grattano via per due ore e mezza questa crosta sottile, utilizzando le stesse armi della finzione narrativa per sollevare il velo sulla sua fallacia.

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