venerdì 9 ottobre 2015

The Martian – Sopravvissuto (Ridley Scott, 2015)


The Martian – Sopravvissuto (Ridley Scott, 2015) ricorda un vestito di sartoria: le cuciture sono curate, i tessuti pregiati, e gli si perdona volentieri qualche banalità nella sceneggiatura, controbilanciata sul campo visivo da scelte tutt'altro che antiquate, come il passaggio dalla diretta tv alla realtà della sala stampa in un unico carrello, o le sovraimpressioni che informano gli spettatori dei nomi e del ruolo di alcuni personaggi velocemente e conservando minutaggio e battute per altri e più interessanti passaggi. L'occhio esperto di Ridley Scott emerge nel contrasto tra i primi e primissimi piani dei volti degli attori – Matt Damon, per ovvie ragioni, su tutti – e i campi lunghissimi dedicati alla superficie di Marte, un deserto di sabbia e rocce aranciate, memore forse di quella Monument Valley che nei decenni passati ha costituito lo sfondo di innumerevoli altre avventure di cavalieri solitari. Qualcuno, del resto, aveva già supposto da tempo una possibile affinità tra il cinema fantascientifico moderno ed il western:
[…] la profondità spaziale continua a non essere troppo distante dalle lande desolate del cinema western, un luogo talmente straniante da confinare con il mistico, l'ultimo rimasto in cui esista ancora la concreta sensazione che tutto possa accadere, in cui si avverte la presenza dell'ignoto e quindi in grado di mettere alla prova l'essenza stessa dell'essere umani.
http://www.mymovies.it/film/2013/gravity/

C'è qualcosa di rassicurante nei disperati tentativi di sopravvivenza di Gravity (Alfonso Cuarón, 2013), Interstellar (Christopher Nolan, 2014) e The Martian – Sopravvissuto; una purificazione catartica, una celebrazione dell'umana capacità di adattamento e resistenza che pare richiamare, in controluce, i grandi problemi – ecologici e sociali – della Terra del ventunesimo secolo. Contro ogni possibilità e previsione, anche di fronte ad ostacoli apparentemente insormontabili, sapremo cavarcela come sempre abbiamo fatto perché, nonostante tutto, siamo pieni di risorse, di intelligenza, di passione, di sentimento. Non c'è da stupirsi, quindi, se nel film di Ridley Scott abbonda l'ironia, lungi dall'essere presente soltanto in quanto ultima moda cinematografica sulla scia dei cinecomic Marvel: non c'è sentimento più umano del riso, scudo all'assurdità e alla violenza del mondo (dell'universo, in questo caso) e ultimo baluardo della ragione. 

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