giovedì 1 settembre 2016

The Witch (The VVitch: A New-England Folktale, Robert Eggers, 2015)


Nell'America del XVII secolo una famiglia di coloni inglesi è costretta ad allontanarsi dalla comunità a causa dei contrasti tra le autorità e il capofamiglia, che professa una versione severissima della religione cristiana. Oltrepassata la recinzione di assi di legno che delimita il confine tra la civiltà e la natura selvaggia, dovranno immergersi in quest'ultima, lavorando duramente ed affidandosi al volere divino. Un avvenimento terribile, però, segnerà l'inizio di una discesa nel sospetto, nella follia e nella violenza.
Robert Eggers, nativo del New England, affascinato durante gli anni dell'adolescenza dalla storia della vicina Salem e dai suoi Halloween pieni di finte streghe, scrive e dirige un film in cui la magia nera esiste in virtù del fatto che in quei tempi ed in quei luoghi si credeva ciecamente alla sua esistenza tanto quanto a quella di paradiso ed inferno



I dialoghi evidenziano ancora di più come i personaggi, nell'assenza di precetti scientifici o di altre filosofie, interpretino il mondo unicamente attraverso la lente della religione. Il lavoro di ricerca su cui poggia la sceneggiatura è certosino: i richiami ai documenti, alle superstizioni ed alle testimonianze dell'epoca sono innumerevoli, come si occupano di farci notare la didascalia che appare prima dei titoli di coda ed il sottotitolo originale A New-England Folktale. Anche i rimandi iconografici, tra i quali spicca il ciclo di quadri dedicati alla stregoneria di Goya, sono utilizzati in abbondanza. L'approccio rigoroso, metodico e storico al soprannaturale apparenta The Witch ad una delle prime pietre miliari del genere horror, La stregoneria attraverso i secoli (Häxan,Benjamin Christensen, 1922). I due lungometraggi, peraltro, condividono la stessa ambiguità di fondo, lo stesso esistere sul sottile confine che nella mente umana separa realtà ed immaginazione, chiara visione ed allucinazione. 


Pur essendo un'opera d'esordio, The Witch è diretto con encomiabile abilità e fredda determinazione. Le azioni malefiche sono immerse nell'oscurità, appena rischiarate da una cupa luce rossa che ne rivela pochi, terribili dettagli. Durante le riprese si è scelto di utilizzare il meno possibile l'illuminazione artificiale, incongrua con il periodo storico, sfruttando la maggior gamma dinamica del digitale rispetto alla pellicola per catturare il naturale aspetto di ciò che si trovava di fronte alla macchina da presa: gli interni in notturna, affidati unicamente alle danzanti fiammelle delle candele, sono fortemente suggestivi. Le scenografie e i costumi sono votati ad una completa aderenza storica, ottenuta, peraltro, nonostante un budget piuttosto contenuto. Il fuoricampo è ampiamente sfruttato con ottimi risultati: Eggers preferisce concentrarsi sulle reazioni dei personaggi piuttosto che sugli eventi che le scatenano, tendendo le corde della tensione. Un opprimente senso di minaccia aleggia nelle inquadrature, trasuda dalle ombre, spesso si manifesta nella mente prima che negli occhi. Perfino un innocuo coniglio può trasformarsi in un'inquietante presenza. La colonna sonora sfrutta una fitta tessitura di dissonanze atonali per spingere il pubblico sull'orlo della poltrona, esplodendo, a tratti, in cori che ricordano delle grida, e se è vero che l'espediente non è certo del tutto innovativo, raramente è mai stato così efficace. 


La storia non ha un'unica lettura possibile, i personaggi prendono a turno la scena per mostrare gli effetti che l'attacco venefico del male ha su di loro. Indubbiamente ad essere in una posizione di rilievo è Thomasin (Anya Taylor-Joy), la primogenita, che presto finisce per essere in contrasto con i genitori, isolata ed accusata di essere l'artefice delle sciagure che si abbattono sulla famiglia. La strega, nell'interpretazione portata sullo schermo da Eggers, è una donna che rifiuta il suo tradizionale e sottomesso ruolo, e che perciò viene vista come un'invasata, una prostituta, un'incivile creatura che al legno delle case preferisce i tronchi delle fitte foreste vergini, rapisce neonati non battezzati, vaga nuda adorando il Diavolo e lo glorifica nei sabba, madre degenerata che nutre con il sangue e non con il latte. Il patto con il Maligno appare come l'unica, tremenda via per una qualche forma di emancipazione ed indipendenza. 


Difficilmente il genere horror incontra il film in costume; siamo abituati a pensare che gli eventi inspiegabili siano spaventosi perché sfidano beffardamente la logica dell'evo moderno, energie antiche e violente che si manifestano in un mondo che si è dimenticato di loro. Eppure The Witch è un film solido e notevole che trae le sue origini e la sua forza proprio dall'ambientazione storica; Il suo potere di terrificare ed attrarre gli viene proprio dall'essere immerso in un ambiente del quale la magia è parte integrante e non un'ospite sgradita.

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