domenica 25 settembre 2016

Star Wars Rebels, la seconda stagione


 Dopo cinque stagioni e mezza di Star Wars: The Clone Wars (qui, qui e qui la mia recensione) e una di Star Wars Rebels (ne parlavamo qui), appare chiaro come a Dave Filoni piaccia sviluppare i suoi personaggi con calma, prendersi il tempo di intessere relazioni, creare contese, chiarire punti di vista. Una volta che l'insieme dei soggetti in gioco sarà abbastanza ampio sarà possibile creare intrecci più complessi, anche in virtù degli eventi passati di cui siamo a conoscenza. La seconda stagione di Star Wars Rebels inizia cambiando radicalmente le carte in tavola: nel doppio episodio di apertura The Siege of Lothal il gruppo di ribelli capitanato da Hera e Kanan si trova costretto ad abbandonare il pianeta che fino a quel momento era stato la loro base a causa di un violentissimo attacco imperiale, orchestrato nientedimeno che da Darth Vader, per nulla snaturato – come si poteva giustamente temere – ma invece crudele, feroce e spietato, doppiato come sempre da James Earl Jones. Il signore dei Sith infliggerà un durissimo colpo alla embrionale Ribellione e ad Ezra e Kanan, non in grado, ovviamente, di avere la meglio su di lui in duello. L'equipaggio della Ghost entrerà quindi a fare parte a tutti gli effetti della piccola flotta del comandante Sato, e ben presto emergerà la necessità di trovare una base dove nascondere mezzi, piloti e militanti.



Il filone narrativo preponderante della stagione sembra essere il rapporto tra passato e presente, tra Repubblica e Impero, tra trilogia prequel e originale; esso viene espresso dal ritorno di alcuni dei personaggi più amati di Star Wars: The Clone Wars, prima tra tutti Ahsoka Tano, la Padawan di Anakin che aveva abbandonato l'Ordine dei Jedi divorata dai dubbi sull'operato del Consiglio durante la fine delle guerre dei cloni, divenuta poi una leader all'interno della nascente Ribellione con il nome in codice di Fulcrum. Ignara del destino del suo maestro, la sua crescente e dolorosa consapevolezza (che prelude all'inevitabile scontro tra i due) si sviluppa lungo più momenti ed episodi fino a culminare nel finale, che ha fatto (e farà) parlare molto di sé, ed in cui non entreremo per ora nel dettaglio, evitando di rovinare la sorpresa a chi non l'avesse ancora visto. Diremo soltanto che, dei molti modi in cui poteva essere gestito un momento tanto delicato, si è scelto forse uno dei più coraggiosi ed insieme, paradossalmente, prudenti. 


Ahsoka non è però l'unico personaggio molto amato a ritornare: dopo di lei ricompare anche il clone Rex, il capitano a capo della 501a Legione sotto il comando del Generale Skywalker, che avendo rimosso il chip inibitore scoperto da Fives, all'epoca ritenuto impazzito, durante la sesta stagione di Star Wars: The Clone Wars, non ha eseguito l'Ordine 66, presumibilmente abbandonando l'esercito alla fine della guerra. I rapporti tra lui e Kanan, che ha visto con i suoi occhi la propria maestra, Depa Billaba, venire trucidata dai loro stessi commilitoni, sono ovviamente molto tesi e trovano la loro massima espressione ed approfondimento in Stealth Strike


Nel doppio episodio finale, inoltre, fa la sua ricomparsa Darth Maul: qualcuno potrà legittimamente chiedersi perché lo zabrak continui a rispuntare fuori nella galassia a più di un trentennio dalla sua sconfitta su Naboo e a più di dieci anni da quella subita su Mandalore per mano di Palpatine in persona, ma è anche vero, a ben vedere, che può risultare certamente interessante l'avere un antagonista non schierato con l'Impero e, anzi, contro di esso. Forse a colpire di meno è la comparsa della principessa per antonomasia di Star Wars, Leia, in A Princess on Lothal: per il momento soltanto giovanissima senatrice segretamente alleata con la Ribellione, non si può dire che sia un personaggio scritto male, ma forse soltanto meno incisivo, per ora, della sua controparte cinematografica (la comprensibile mancanza di Carrie Fisher potrebbe aver influito). Altri graditi ritorni sono quelli di Hondo Ohnaka, l'inaffidabile pirata dalla battuta fulminante sempre pronta, e Cham Syndulla, il leader della resistenza ai separatisti prima e all'Impero poi su Ryloth, che incontrerà nuovamente la figlia Hera dopo anni di separazione causata dalle radicali divergenze di vedute. 



Ovviamente, oltre a rivedere vecchie conoscenze ne facciamo anche molte di nuove, tra cui un piccolo gruppo di lasat sfuggiti alla distruzione del loro pianeta da parte delle forze imperiali, un gruppo di mandaloriani sopravvissuti alla guerra civile, il progettista originale del primo B-Wing, l'ex-governatore di Lothal (un vecchio amico dei genitori di Ezra) ed altri ancora. Tutti, in qualche modo, contribuiscono a far riemergere il passato dei singoli protagonisti, che viene lentamente esplorato e parzialmente chiarito. Se nella prima stagione il fulcro era sul presentare i singoli personaggi e stabilire le dinamiche della loro piccola cellula ribelle, ora il campo di interesse si allarga a comprendere le loro relazioni con terzi, il modo in cui esse si articolano o si sono articolate, la maniera in cui gli eventi passati influiscono sul loro presente. Tra le puntate più interessanti in questo senso va indubbiamente annoverata The Honorable Ones, in cui Zeb e l'agente Kallus (l'imperiale a capo dell'attacco che distrusse il pianeta del lasat) si ritrovano costretti a sopravvivere insieme su una piccola luna in attesa di soccorsi; raramente prima si era tentato, all'interno dell'universo starwarsiano, di rendere così profondamente umano un militante tra le fila imperiali. Il finale dell'episodio, poi, è, secondo la mia umile opinione, tra i migliori. 


In tutto questo, quelli che forse rimangono più in secondo piano sono gli inquisitori, che in fondo rimangono entità caratterizzate quasi unicamente dal ruolo all'interno della storia e dal costume. Se anche la loro importanza nella serie dovesse gradualmente diminuire, come pare di capire dalle dichiarazioni rilasciate in alcune interviste da Dave Filoni, non se ne sentirebbe più di tanto la mancanza. 


Il principale punto di forza di Star Wars Rebels fino a qui rimane lo stesso di Star Wars: The Clone Wars: c'è infatti una cura particolare nella caratterizzazione dei personaggi e nei dialoghi, soprattutto per un prodotto derivato da un'altra opera, della durata di appena venti minuti e pensato per un pubblico piuttosto giovane. Tenendo a mente i precedenti, si può ben sperare che nella terza stagione la serie continui ad essere una degna aggiunta al canone di Star Wars; la situazione posta in essere dal finale, che vede il gruppo di protagonisti costretto ad affrontare grandi cambiamenti, sfide ardue e tentazioni del Lato Oscuro sempre più tangibili, promette sviluppi avvincenti.

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