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Visualizzazione dei post da aprile, 2015

Avengers: Age of Ultron, prime impressioni

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«Sembra facile fare un caffè» è solita dire mia madre. Sembra facile fare il blockbuster estivo più atteso dell'anno. Avengers: Age of Ultron ha almeno una decina di personaggi principali (e, per carità, non proviamo nemmeno a contare quelli secondari), più effetti speciali di ogni altro film Marvel, una continuità contorta da rispettare e di cui essere uno dei punti di svolta principali e, fortunatamente, una sola trama, seppure un po' ramificata. Tuttavia, la vera grande nemesi del regista Joss Whedon non è il film in sé: è il primo, sfolgorante capitolo uscito nel 2012, piazzatosi al terzo posto nella classifica dei più alti incassi cinematografici di tutti i tempi e diventato al contempo pietra miliare del genere cinecomic (se così vogliamo chiamarlo, ma sarebbe interessante discutere sulla sua esistenza specifica in quanto tale), coronamento di quella Fase 1 del Marvel Cinematic Universe che abbiamo tutti osservato con la stessa trepidazione dello spettatore che osser...

Le tre facce di Asami: ovvero, è tutto psicologico

Una piccolissima premessa: non credo che un film possa essere interpretato in un solo modo. Dopotutto, a ben pensarci, tutti noi non possiamo che essere noi stessi e pertanto non possiamo che giudicare un qualunque prodotto dell'ingegno umano attraverso le nostre conoscenze e la nostra sensibilità. Ovviamente, l'autore di un'opera ha in mente (forse) un significato preciso da attribuire al suo lavoro, ma è davvero l'unico che conta? Io non credo. Film come Quarto potere e 2001: Odissea nello spazio sono immensamente affascinanti proprio per la loro molteplicità di interpretazioni e significati, non tutte ragionevoli e non tutte giustificate, certo, ma nondimeno interessanti per i più svariati motivi (sociologici, storici, estetici, culturali, quello che vi pare, un motivo per interessarmi a qualcosa finisce che lo trovo sempre). Quella che vi presento oggi è la traduzione dall'inglese di un'analisi di Audition (Takashi Miike, 1999) che personalmente ho trovato...

Braindead (1992, Peter Jackson)

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Prendete un frullatore capiente e lanciateci dentro, nell'ordine che più preferite, un neonato zombi, un prete versato nel kung fu (con la miglior battuta mai pronunciata da un ecclesiastico), Psycho, degli organi interni particolarmente vanitosi, un mazzo di tarocchi, dei greaser, uno zio rozzo e avido, una ragazza spagnola, svariati litri di sangue, del pudding, un tosaerba, un bruttissimo ratto-scimmia di Sumatra, un po' di superstizioni assortite, un amuleto, membra insanguinate a piacere, humour nero finché ce ne sta, un po' di teste mozzate, una carrozzina ed un pastore tedesco. Vi avanza ancora del sangue? Buttatecelo dentro e che crepi l'avarizia. Azionate il frullatore, ovviamente senza chiudere il coperchio, e lasciate che spruzzi selvaggiamente per tutta la cucina mentre lanciate la vostra maturità fuori dalla finestra. Braindead (uscito negli Stati Uniti con il titolo di Dead Alive ed in Italia come Splatters - Gli schizzacervelli) è, nelle sue assurdità...