martedì 23 febbraio 2021

Velvet Goldmine (Todd Haynes, 1998)

«Anche se il film che state per vedere è un'invenzione, dovrebbe essere proiettato al massimo del volume.» Con questa didascalia, ripresa in parte da una frase presente sull'album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972) di David Bowie, inizia Velvet Goldmine. Lo schermo si riempie di stelle e un disco volante solca il firmamento con l'obiettivo di lasciare sulla Terra un curioso dono: un neonato che si chiamerà Oscar Wilde, il progenitore, secondo la pellicola, dell'effimero fenomeno del glam rock, al cui centro si trova la grande star Brian Slade (Jonathan Rhys Meyers), scomparsa nel nulla dopo un finto omicidio durante un concerto nel 1974. Dieci anni dopo il giornalista inglese Arthur Stuart (Christian Bale), trapiantato in una New York grigia e orwelliana, è incaricato di scrivere un articolo sulla vicenda: mettendosi sulle tracce delle persone che hanno accompagnato l'ascesa e la caduta della rockstar dovrà fare i conti il proprio passato. 

Piccoli omicidi tra amici (Shallow Grave, Danny Boyle, 1994)



Danny Boyle è solito affermare durante le interviste che il miglior film di un regista è il primo che ha diretto. Cosa possiamo dire, quindi, su Piccoli omicidi tra amici, il suo esordio al cinema dopo anni di lavori teatrali e televisivi? 

mercoledì 30 dicembre 2020

Fuori programma: AVANTI

Dopo molte più peripezie di quante ci saremmo mai potuti aspettare, siamo arrivati al termine del 2020. Negli ultimi anni ho riservato alle sole riflessioni cinefile questo piccolo spazio digitale, una scelta dopotutto assai ragionevole. Bisogna pur dare un obiettivo e una forma definita a un blog, non si può farne materia informe e confusa. L'altro giorno, però, mentre camminavo per strada, ho pensato che sarebbe stato bello concludere questo anno così strano tirando fuori dal cassetto un racconto scritto un anno fa e come al solito mai pubblicato, ma inviato soltanto a poche persone di fiducia, tra le quali non posso fare a meno di citare l'amico di vecchia data Andrea Calosso, che oltre a leggerlo con interesse lo ha anche corretto; colgo l'occasione per ringraziarlo. È una storia intima e un po' inquietante, nata dal bisogno di elaborare alcuni rapporti e il loro significato per me, forse addirittura un po' leziosa in certi frangenti. Avendola scritta principalmente per soddisfare una necessità personale, però, non mi sono preoccupata troppo del suo realismo, lasciando che andasse dove le pareva. Credo comunque che possa essere una compagnia abbastanza soddisfacente per chi si immergerà nelle sue righe, magari per il tempo di un tè. Non amo i buoni propositi, mi generano troppa ansia, ma se dovessi sceglierne uno per l'anno venturo, direi: essere più libera di scrivere, creare, andare fuori dai limiti che mi impongo da sola. Auguri a tutti e, per chi vorrà, buona lettura dopo l'intervallo.

domenica 20 dicembre 2020

The Mandalorian – Capitolo 16: Il salvataggio


Lo dichiaro subito, senza girarci troppo intorno, in modo da fugare fin dall'inizio qualunque ambiguità: il finale di stagione di The Mandalorian non mi ha convinto per tutta una serie di ragioni. Mi rendo conto che si tratta di un’opinione impopolare e probabilmente molto personale: proprio per questo ho deciso di usare molto più che in passato la prima persona, invece di sforzarmi di ammantare di obiettività questo articolo. Beninteso: il cambiamento è necessario a tutte le storie, è la spinta che le muove in avanti, ed era dagli ultimi sei episodi che si intuiva che una grossa modifica allo status quo era in arrivo. Il salvataggio (The Rescue) è a tutti gli effetti il culmine di questo processo; è solo che la sua realizzazione e, soprattutto, le conseguenze che porta con sé, mi hanno lasciato con più di qualche dubbio

lunedì 14 dicembre 2020

The Mandalorian – Capitolo 15: Il vendicatore



Il titolo originale del penultimo episodio della seconda stagione di The Mandalorian è The Believer; la traduzione italiana, Il vendicatore, non ne mantiene l’ambiguità. Il tema centrale è indubbiamente la fede in qualcosa, ma non sotto un unico aspetto e non riguardo a un solo personaggio. Sono almeno quattro, infatti, a un certo punto e a differenti livelli, quelli costretti a confrontarsi con le proprie intime convinzioni. Rick Famuyiwa, regista e sceneggiatore, in mezz'ora e con poche battute comunica moltissimo del loro stato interiore. Dal meno al più significativo, li passiamo in rassegna nei prossimi paragrafi. 

lunedì 7 dicembre 2020

Looper (Rian Johnson, 2012)


Una breve premessa: quella che segue è una recensione scritta nel settembre del 2016, pensata per essere pubblicata prima dell'uscita di Star Wars: Gli ultimi Jedi, che Rian Johnson ha diretto. Alla fine, per un motivo o per l'altro, è rimasta sepolta in una cartella del computer, abbandonata a se stessa. Ho pensato che valesse comunque la pena pubblicarla, epurando le riflessioni che erano ormai antiquate, ma mantenendo tutto il resto. 

Nell’anno 2074 verrà inventato il viaggio nel tempo, ci racconta il protagonista Joe nel voice over che apre Looper. Verrà immediatamente reso fuorilegge, ma le mafie se ne serviranno per liberarsi delle persone scomode inviandole nel passato, nell’anno 2044, perché nel futuro sarà impossibile disfarsi di un corpo; quando arriveranno, legate ed incappucciate, troveranno ad attenderle un uomo, incaricato di ucciderle con un colpo di fucile. È un lavoro semplice, alienante, persino banale nella sua asfittica ripetitività, però remunerativo. Tuttavia c’è un alto prezzo da pagare alla fine della propria carriera: l’ultima vittima che si eliminerà, infatti, sarà il se stesso del futuro, spedito indietro di trent’anni per chiudere il cerchio, il loop. Dopodiché non resta che aspettare, godendosi la vita grazie alla ricca buonuscita. Per Joe, giovane looper al servizio di un’associazione criminale, però, il crudele rituale non andrà esattamente come previsto.

domenica 6 dicembre 2020

The Mandalorian – Capitolo 14: La tragedia


Il sesto episodio della seconda stagione di The Mandalorian inizia proseguendo sulla stessa linea emotiva del finale di quello precedente, con un momento di tenerezza tra il Bambino e Din Djarin (Pedro Pascal) che ben presto si tramuta in malinconia; dietro i discorsi incentrati sul dovere e sulla pura razionalità del mandaloriano si cela l’ansia di un distacco che è percepito come imminente. Ad ogni modo, ciò che colpisce nella scena è la spontaneità delle reazioni del protagonista, che si rivolge alla creatura che protegge senza schermare i propri sentimenti, se non completamente, molto meno che in passato. È un cambiamento che costituisce, in un certo senso, la summa di un percorso la cui traiettoria ha attraversato l’intera stagione, e che ha gradualmente mostrato quanto si sia sviluppato e rafforzato il legame che unisce i due personaggi. Il fatto che si enfatizzi così tanto l’affetto che si è creato e la difficoltà di accettare una potenziale separazione, però, suona sospetto, come il vago presentimento di una prossima sventura. L’apparizione del cartello con il titolo, che si rivela essere La tragedia (The Tragedy), conferma senza ombra di dubbio ogni timore.