Una delle prime scene di Hard Candy preannuncia già molto di quello che verrà. Un uomo di mezza età ed una ragazzina quattordicenne si incontrano in un bar dopo aver chattato per qualche settimana. Ci aspetteremmo che a tenere le redini della conversazione sia il primo, Jeff (Patrick Wilson); invece, sorprendentemente, a dirigere accuratamente il gioco, anche nelle sue svolte più insidiose, è la giovanissima e molto intelligente Hayley (un'allora esordiente Ellen Page), con indosso una felpa con cappuccio rossa che a molti ha ricordato la mantellina di un'altra fanciulla, protagonista di un incontro un po' troppo ravvicinato con un famelico lupo. Spostandosi tra i due protagonisti seduti uno di fronte all'altro, la macchina da presa indugia per un attimo su un volantino che annuncia la scomparsa di una giovane adolescente: chiaramente, che ciò accada non è per nulla casuale.
martedì 26 aprile 2016
Hard Candy (David Slade, 2005)
Una delle prime scene di Hard Candy preannuncia già molto di quello che verrà. Un uomo di mezza età ed una ragazzina quattordicenne si incontrano in un bar dopo aver chattato per qualche settimana. Ci aspetteremmo che a tenere le redini della conversazione sia il primo, Jeff (Patrick Wilson); invece, sorprendentemente, a dirigere accuratamente il gioco, anche nelle sue svolte più insidiose, è la giovanissima e molto intelligente Hayley (un'allora esordiente Ellen Page), con indosso una felpa con cappuccio rossa che a molti ha ricordato la mantellina di un'altra fanciulla, protagonista di un incontro un po' troppo ravvicinato con un famelico lupo. Spostandosi tra i due protagonisti seduti uno di fronte all'altro, la macchina da presa indugia per un attimo su un volantino che annuncia la scomparsa di una giovane adolescente: chiaramente, che ciò accada non è per nulla casuale.
martedì 19 aprile 2016
La stregoneria attraverso i secoli (Häxan, Benjamin Christensen, 1922)
Il 1922 è un anno importante nella storia del cinema: arrivano sul telo da proiezione Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, Friedrich Wilhelm Murnau, 1922), una delle prime pietre miliari del genere horror, e Nanook l'eschimese (Nanook of the North: A Story of Life and Love in the Actual Arctic, Robert J. Flaherty, 1922), l'apripista del lungometraggio documentario. A metà strada tra i due possiamo, se ci va, collocare La stregoneria attraverso i secoli, all'epoca la pellicola più costosa mai prodotta in Svezia, risultato di due anni di ricerche del regista Benjamin Christensen che, dopo aver trovato in una libreria tedesca una copia del Malleus Maleficarum, una guida per inquisitori del quindicesimo secolo, decise di dedicarsi alla realizzazione di un'opera incentrata sulle superstizioni (e conseguenti persecuzioni) dei secoli passati, in particolare del tardo Medioevo.
martedì 12 aprile 2016
Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2015)
Una recensione ha sempre molto di
soggettivo; nel giudizio rientrano inevitabilmente la particolare
sensibilità, gli interessi specifici ed i punti di vista sul mondo
di chi scrive. Quando vediamo un film tendiamo ad assorbirlo tramite
le nostre precedenti esperienze e le idee che portiamo con noi dalla
realtà. Questo ovviamente non significa che non sia possibile avere
alcuna base oggettiva: una conoscenza, preferibilmente un po'
approfondita e sempre aggiornata, dell'argomento può aiutare a
trovare una prospettiva abbastanza equilibrata. Pensare, tuttavia, di
poter liberare il proprio sguardo da sé stessi e dal proprio posto –
economico, sociale, psicologico – nel mondo è, per quanto mi
riguarda, pura utopia. Leggendo una recensione cerco sempre di farmi
un'idea delle posizioni, più o meno generali, del recensore, per
capire come rapportare il suo giudizio al mio. È chiaro che se un
appassionato di film indipendenti francesi vede un blockbuster
americano il suo parere sarà molto diverso da quello che potrò
formarmi io, che sono cresciuta a pane e videocassetta di Jurassic
Park. Oppure, una persona con tratti caratteriali opposti ai miei
difficilmente noterà le stesse cose che cattureranno la mia
attenzione in una pellicola. Quello che dovrebbe fare una recensione,
in fondo, non è solo valutare se un film è o meno meritevole di
essere visto (se mi interessa davvero andrò comunque al cinema), ma
soprattutto fornire un punto di vista diverso e capace di arricchire
quello del lettore – certo, un'impresa non sempre facile.
L'interesse attorno a Lo chiamavano
Jeeg Robot è sempre stato alto, sin da molto prima che uscisse
effettivamente nei cinema: un film di supereroi ambientato a Roma e
prodotto da italiani non poteva che far parlare di sé.
giovedì 7 aprile 2016
Il risveglio della Forza: generale Hux e Unkar Plutt
A una settimana dall'uscita in home video di Star Wars: Il risveglio della Forza, il nostro viaggio tra i suoi personaggi giunge al termine con due figure secondarie ma interessanti, il generale Hux interpretato da Domhnall Gleeson ed Unkar Plutt, sotto le cui mostruose sembianze si cela, inaspettatamente, Simon Pegg. Non temano, in ogni caso, i fan di Star Wars: c'è ancora Star Wars Rebels di cui parlare, e, in ogni caso, sotto il tag "star wars" potete trovare tutti gli articoli che ho scritto sull'argomento. Detto questo, vi lascio alla lettura di quest'ultima puntata, sperando che vi piaccia.
Lato oscuro
mercoledì 6 aprile 2016
Ex Machina (Alex Garland, 2015)
Infondere la vita nella materia inanimata è, nei racconti del fantastico e dell'orrore, sempre una faccenda rischiosa. Ex Machina, opera prima scritta e diretta da Alex Garland, si pone nel solco di una lunga tradizione che va avanti almeno dall'epoca della rivoluzione scientifica, quando ai progressi apparentemente inarrestabili della scienza si accostò un'inquietudine più o meno manifesta sulle conseguenze di tante e tali incredibili scoperte, qualora non sfruttate con saggezza.
Un giovane programmatore, Caleb Smith
(Domhnall Gleeson), vince il primo premio della lotteria aziendale,
che consiste nel passare una settimana con il suo capo, Nathan
Bateman (Oscar Isaac), uno sregolato genio dell'informatica, creatore
del motore di ricerca più utilizzato al mondo, Blue Book, il cui
nome è ripreso da una raccolta di lezioni del filosofo austriaco
Ludwig Wittgenstein sul linguaggio. I riferimenti a Google ed al suo
sistema operativo, Android, sono palesi. Caleb scopre ben presto il
vero motivo del suo arrivo nella remota tenuta di Nathan, immersa nel
verde di una foresta tra le montagne: il secondo è infatti riuscito
a creare una intelligenza artificiale, chiamata Ava (Alicia
Wikander), e vuole che il primo la saggi tramite la conversazione in
una specie di test di Turing, per determinare se il suo tentativo sia
effettivamente stato un successo e la macchina sia dotata di una
coscienza propria. Accettando di partecipare all'esperimento, Caleb
si ritroverà inserito nei meccanismi di un ingranaggio il cui
funzionamento non è quello che sembra, e cercherà di scoprire cosa
si cela dietro le misteriose parole di Ava, che gli intima di non
fidarsi del ricco magnate alcolizzato.
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