domenica 28 febbraio 2016

Mad Max: Fury Road (George Miller, 2015)


Il minimo comun denominatore del cinema, l'elemento senza il quale non potrebbe esistere in quanto tale, è, a mio parere, l'atto di guardare un'azione su uno schermo. Parole, musica e rumori sono elementi collaterali, utili ma non imprescindibili; un film inizia ad esistere nel momento in cui una serie di immagini prende, trasferendosi dal montaggio alla mente dello spettatore, le fattezze di una storia. Il godimento giunge quando ci si perde nei fotogrammi, nell'attimo fuggevole in cui la realtà trascolora in rumore di fondo e la propria coscienza si discioglie in un ribollente agglomerato di sensazioni, prigioniera di un riquadro ed insieme liberata da esso.
Mad Max: Fury Road è un perfetto esempio di questa maniera di intendere la settima arte. 

venerdì 26 febbraio 2016

Il ponte delle spie (Bridge of Spies, Steven Spielberg, 2015)


Uno dei temi ricorrenti che più spesso mi pare di rintracciare nella filmografia di Spielberg è quello dell'incontro tra due individualità separate da un confine piuttosto netto (delineato, per esempio, dalla società, dalla provenienza o dalla politica) che si scoprono in grado di comunicare e arrivano a provare, l'una per l'altra, una sincera stima. È un'immagine che ritorna trasversalmente, nei film più impegnati ma anche in quelli che apparentemente lo sono meno, da E.T. l'extraterrestre (E.T., 1982) a Schindler's List - La lista di Schindler (Schindler's List, 1993), da Sugarland Express (The Sugarland Express, 1974) ad Amistad (1997). Sotto un certo punto di vista Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind, 1977) è tutto un grande tentativo di comunicazione tra diversi. Ne Il ponte delle spie le due polarità agli opposti sono l'avvocato newyorchese di successo e dalla saldissima etica James Donovan (Tom Hanks) e la spia russa Rudolf Abel (Mark Rylance). Al primo viene assegnato un compito impossibile: essere il difensore d'ufficio del secondo, contro il quale ci sono prove schiaccianti e che la grandissima maggioranza del paese desidererebbe vedere condannato a morte

giovedì 25 febbraio 2016

Il risveglio della Forza: Han Solo e Leia Organa

Perché non iniziare un post con una foto di Carrie Fisher che pastrugna la faccia di J.J. Abrams?

Eccoci giunti al terzo appuntamento con il nostro settimanale approfondimento dedicato ai personaggi di Star Wars: Il risveglio della Forza. Stavolta ci occupiamo di due tra i personaggi più amati della saga, lo spericolato contrabbandiere Han Solo e la tenace principessa (ora generale) Leia Organa. Sono passati poco più di trent'anni dalla dichiarazione d'amore più bella (e più telegrafica) della galassia, dal bacio scambiato nella foresta di Endor. Cosa è successo dopo, come hanno reagito i due alle terribili azioni compiute dal figlio? Come al solito, al fondo potrete trovare un elenco di tutti i post della serie, progressivamente aggiornato in modo che da uno sia possibile risalire a tutti. Buona lettura!  

Lato chiaro 


Han Solo (Harrison Ford)



mercoledì 24 febbraio 2016

L'ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo (Trumbo, Jay Roach, 2015)


Quanto ci piacciono le storie di uomini che resistono – alla società, alle leggi, all'ingiustizia, alla natura; mirabili esseri umani, che invece di arrendersi, come pure molti farebbero di fronte ad un destino avverso, lottano con ancor più furia e determinazione. L'ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo (ennesima vittima, ahimè, della mania italiana di sostituire titoli semplici e chiari con altri prolissi e poco ispirati, cercando inutilmente, almeno a mio parere, di spiegare allo spettatore italiano la trama del film) racconta la vita di un simile appartenente al genere umano: sceneggiatore di successo nella Hollywood anni quaranta, fu una delle vittime della “caccia alle streghe” portata avanti dalle frange più conservatrici, determinate a scovare fantomatiche spie e supposti simpatizzanti comunisti nella fabbrica dei sogni californiana. Trumbo, comunista iscritto al partito, rifiutò di collaborare e oppose strenua resistenza ad ogni tentativo di strappargli una dichiarazione di appartenenza politica, finendo in carcere e trovandosi costretto, successivamente, a scrivere sotto falso nome e ad accettare di lavorare per una casa di produzione di infima qualità, escogitando sistemi via via più complicati per restare nell'anonimato. Soltanto molti anni dopo gli saranno ufficialmente riconosciuti i premi Oscar vinti per la sceneggiatura di Vacanze Romane (Roman Holiday, William Wyler, 1953) e La più grande corrida (The Brave One, Irving Rapper, 1956), originariamente attribuiti a prestanomi o a scrittori del tutto inventati.

lunedì 22 febbraio 2016

The Hateful Eight (Quentin Tarantino, 2015)


È impossibile, parlando di The Hateful Eight, prescindere dalla tecnica: il fatto che Taratino abbia scelto di optare per un formato poco utilizzato e legato ai grandi kolossal del passato come il 70 mm, a cui fu sempre preferito, piccola parentesi storica, il più economico anche se meno dettagliato 35 mm a causa delle alte spese che la produzione e la proiezione del primo comportavano, è parte integrante della sua costruzione e del suo senso cinematografico. Le copie in pellicola che stanno girando il mondo nel roadshow appositamente approntato, provviste di scene aggiuntive rispetto alle loro compagne digitali, rappresentano l'autentica visione del regista, il modo in cui auspica che la sua opera sia fruita. Ho avuto modo di assistere ad una delle proiezioni di tale versione al cinema Arcadia di Melzo, insieme ad un gruppo di amici cinefili quanto e più di me. Le mie conoscenze tecniche attuali non sono, purtroppo, particolarmente estese e non mi forniscono il necessario discernimento per parlare con coscienza di causa di questa decisione; quello che posso dire a riguardo è interamente legato alle informazioni che ho racimolato e alle mie reazioni sensoriali ed emotive.

giovedì 18 febbraio 2016

Il risveglio della Forza: Finn e Poe Dameron

Benvenuti al secondo appuntamento con il nostro approfondimento sui personaggi di Star Wars: Il risveglio della Forza. Dopo Rey, i riflettori sono puntati su altri due personaggi principali della pellicola: il traditore del Primo Ordine Finn e il pilota di X-wing Poe Dameron. Al fondo troverete l'elenco di tutti i post, aggiornato via via che verranno pubblicati, in modo che da ogni post si possa risalire agli altri. Buona lettura e, se vi va, fatemi sapere le vostre opinioni sui personaggi nei commenti!  


Lato chiaro


Finn (John Boyega) 

 


martedì 16 febbraio 2016

Fuga dal mondo dei sogni (Cool World, Ralph Bakshi, 1992)



Ultimo lungometraggio diretto da Ralph Bakshi, regista d'animazione noto principalmente per Fritz il gatto (Fritz the Cat, 1972) e Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings, 1978), Fuga dal mondo dei sogni non è esattamente un film che consiglierei a chiunque di vedere. 

giovedì 11 febbraio 2016

Il risveglio della Forza: Rey

L'euforia per l'uscita del settimo capitolo della saga creata da George Lucas negli anni settanta si è rapidamente trasformata nell'attesa dell'ottavo. Abbiamo festeggiato, gioito e criticato ma ora è nuovamente tempo di contare i giorni sul calendario: l'appuntamento è tra un anno e mezzo. Nel frattempo ho pensato di dedicare una serie di post ai personaggi che abbiamo incontrato lo scorso dicembre, sia quelli nuovi che abbiamo appena iniziato a conoscere, sia quelli vecchi che abbiamo ritrovato dopo una pausa di trent'anni, divisi in Lato chiaro e oscuro. Si inizia ovviamente dalla principale protagonista della pellicola, ma ci sarà spazio per tutti, a parte Constable Zuvio. Al fondo di ogni post troverete l'elenco dei link di tutti i post. Buona lettura!

 

Lato chiaro

 

Rey (Daisy Ridley)


lunedì 8 febbraio 2016

The Revenant – Redivivo (The Revenant, A.G. Iñárritu, 2015)



The Revenant – Redivivo è un film bifronte. Da una parte c'è una natura purissima, incontaminata e pericolosa, un distillato di wilderness che sembra provenire da altri tempi grazie all'arte fotografica di Emmanuel Lubezki (candidato sette volte al premio Oscar e due volte vincitore, per Gravity e Birdman); cieli, fiumi, rocce, alberi e montagne dipinti sullo schermo con colori ricercati e stesi con una cura prodigiosa. La coscienza si perde nei dettagli, nelle piccole onde tremolanti intrise di luce, nella morbida pastosità di un immacolato manto nevoso, nel rosso acceso delle fiamme, nell'umidità puntiforme della nebbia. È un mare in cui è dolce smarrirsi per un po', cullati da un sonoro che contribuisce in maniera decisiva a rendere il più immersiva possibile l'esperienza della visione, catturando addirittura il suono della neve che cade, quasi sulla soglia del silenzio. Gli esseri umani, l'altra parte dell'equazione, si spostano arrancando su un terreno difficile ed ostile da cui sembrano continuamente respinti. Gli indiani Arikara li attaccano alla maniera di geni del luogo. Rapiti dallo spettacolo di nuvole in lento movimento, di un'aurora sospesa sopra un cielo stellato, ci disinteressiamo dei loro destini, ed è proprio qui che il film forse manca il bersaglio.