mercoledì 16 dicembre 2015

Le guerre dei cloni, parte quarta: Star Wars: The Clone Wars (2008-2014) II

Clicca qui per leggere il post precedente. Si conclude il nostro viaggio nelle serie animate dedicate alle guerre dei cloni, immergendoci in profondità in Star Wars: The Clone Wars, in attesa di iniziarne un altro - in qualche punto non meglio precisato del 2016 - incentrato su Star Wars Rebels. Prima di allora, comunque, parleremo di Star Wars: Il risveglio della Forza, presumibilmente durante questo fine settimana. Che la Forza sia con voi, dunque, e buona lettura!  

Star Wars: The Clone Wars (Dave Filoni, George Lucas, 2008-2014)



L'animazione, complice anche il costo piuttosto elevato (si va dai 750.000 dollari al milione per puntata), è di ottimo livello per un prodotto televisivo e i modelli dei personaggi sono curati e abbastanza espressivi, se si tiene in conto lo stile scelto dalla produzione, che è orientato più alla stilizzazione che al realismo, seppur messo in pratica tramite l'uso della grafica 3D che è tradizionalmente più incline alla riproduzione del vero rispetto all'animazione in due dimensioni: in ogni caso, trovo che questa contraddizione visiva dia i suoi frutti. Gli sfondi e le battaglie spaziali mostrano un livello di dettaglio e di cura più che apprezzabile.





Il lavoro dei doppiatori è molto buono, Matt Lanter e James Arnold-Taylor fanno un lavoro superlativo nei panni, rispettivamente, di Anakin Skywalker e di Obi-Wan Kenobi, ricordando Hayden Christensen ed Ewan McGregor e riuscendo anche ad aggiungere qualcosa di personale all'interpretazione dei personaggi, senza per questo snaturarli; il numero di attori coinvolti è piuttosto ristretto, quindi capita spesso che un attore doppi più personaggi, anche se, data la bravura, è difficile notarlo senza andarsi a leggere i titoli di coda. Sicuramente va menzionato Dee Bradley-Baker, che presta la propria voce ai cloni dando ad ognuno un'intonazione differente, una propria personalità, coadiuvato in questo anche dal fatto che ogni clone ha, sulla divisa o in viso, un elemento che lo contraddistingue, come il taglio di capelli, uno stencil, un tatuaggio, una cicatrice.


Uno degli elementi meglio gestiti della serie trovo che sia proprio questo: è impossibile, dopo averne fatto conoscenza, non riconoscere Rex, Cody, Hevy, Echo, Tup, Fives, Jesse, Kix e gli altri. Ho sempre pensato che nei film il problema dell'esistenza dei cloni (anche per ragioni di tempo, probabilmente) fosse poco o per nulla sviluppato: un esercito creato appositamente per combattere una guerra senza aver preso parte alla sua genesi, lanciato sul campo di battaglia a vincere per conto di altri, senza contare, peraltro, il solito dilemma di tutti gli esseri che sono la copia esatta di qualcun altro, ovvero la ricerca e l'espressione di una propria individualità specifica, al di là del proprio codice genetico. Tutto questo emerge a più riprese in più momenti e, anzi, i cloni di Jango Fett sono i protagonisti assoluti di vari archi, tutti interessanti ed avvincenti.


Parlando di cose rimaste in secondo piano nella saga cinematografica ed esplorate più a fondo qui viene subito in mente il ruolo dei personaggi femminili. Prendendo in esame tutti e sei i film, il numero dei personaggi femminili che siano un po' più di una comparsa con qualche battuta ammonta alla desolante somma di due: Leia e Padmé. In Star Wars: The Clone Wars, invece, sono presenti in grande quantità, e ricoprono una gran varietà di ruoli: senatrici, regnanti, combattenti, cavalieri Jedi, padawan, apprendiste del Lato Oscuro, traditrici, truffatrici, streghe, congiurate, cacciatrici di taglie. Un elenco sarebbe forse troppo lungo. Basti dire che la stessa Padmé, il cui aspetto di diplomatica esperta ed appassionata ne L'attacco dei cloni e ne La vendetta dei Sith rimaneva, soprattutto col progredire della storia, sempre più in secondo piano, ha occasione di brillare a più riprese. Finalmente vediamo all'opera la piccola senatrice determinata a tentare di riportare la pace nella galassia tramite il dialogo e la trattativa stando, se necessario, in prima fila.



La padawan Ahsoka non rimane confinata nel suo ruolo di spalla di Anakin ma diventa molto di più. Non è soltanto l'anello di congiunzione tra le personalità quasi agli antipodi di Obi-Wan e del suo ex-allievo, è anche una ragazza che si pone delle domande, che lotta, che discute, che propone, che soffre, che dubita, un personaggio vivace e attivo di cui si apprezza sempre più la presenza. Poi, se vogliamo proprio dirlo, è anche un'aliena (una togruta, per la precisione): un altro dei lati positivi di questa serie è proprio che, essendo animata e non subendo variazioni di budget se alcuni dei protagonisti non sono umanoidi, può permettersi di dare ruoli di primo piano ad esseri dalle più disparate forme e provenienze.


È ampio lo spazio dato a nuovi personaggi: ma anche quelli che già conosciamo vengono approfonditi, ne scopriamo nuove sfaccettature, i rapporti tra di loro diventano più profondi, più complessi. In alcuni episodi della sesta serie vediamo le crepe nel rapporto tra Anakin e Padmé, le difficoltà di un amore segreto tra due persone dal carattere forte e con posizioni di rilievo, con opinioni e comportamenti molto differenti, dove precedentemente queste erano a malapena accennate. Un altro legame che nei film bisognava quasi dare per scontato era quello tra Anakin e Obi-Wan, che pure è centrale all'interno della trilogia prequel: durante tutta la durata della serie li vediamo punzecchiarsi, collaborare, discutere, finalmente sentiamo sul serio il cameratismo, l'affetto e la fiducia l'uno nell'altro che la creazione dell'impero spazzerà dolorosamente via, senza perdere di vista, tuttavia, le diversità che noi spettatori sappiamo condannate a divenire inconciliabili.


Scopriremo tra l'altro che il futuro maestro di Luke Skywalker non è estraneo alle pene d'amore: la sola idea farà sicuramente tremare le vene e i polsi ai puristi più intransigenti, ed è vero che potrebbe facilmente diventare pessima se gestita male, ma bisogna dire che Star Wars: The Clone Wars è pieno di idee potenzialmente rischiose gestite più che bene. Quest'ultimo elemento dà al personaggio di Obi-Wan, che rischia di essere un po' intrappolato nel suo ruolo di cavaliere senza macchia e senza paura, un'umanità ed uno spessore in più che non possono che essere un bene, oltre a produrre uno degli episodi migliori della quinta stagione e, in generale, di tutta la serie; lo rende anche più vicino ad Anakin ed ascoltando un certo dialogo della sesta stagione ci si chiede come sarebbero andate le cose se l'ex-allievo avesse avuto il coraggio di confessare la verità al suo vecchio maestro, che in realtà sospetta qualcosa e che forse avrebbe potuto comprenderlo più di quanto ci saremmo aspettati prima.


È proprio quello che state pensando: Obi-Wan Kenobi vs. Darth Maul, secondo round.

Del futuro Darth Vader vengono messe in evidenza le formidabili capacità di pilota e di Jedi, ricordandoci che il prescelto non è solo il meditabondo e rabbioso cavaliere rappresentato, per lo più, nella trilogia prequel, ma anche un essere estremamente potente e istintivo, anche se (per ora) operante per il bene. Matt Lanter sceglie di usare una voce più vivace e decisa, meno monotona di quella della sua controparte cinematografica, il che è indubbiamente apprezzabile.

 
Cosa dire ancora? Forse che, in conclusione, la cosa migliore che Star Wars: The Clone Wars riesce a fare è dare una rappresentazione efficace di una guerra "grigia", per così dire, in cui le due parti in causa sono più simili di quanto ci si potrebbe aspettare, entrambe manipolate ed ingannate per portare avanti un piano di conquista che solo pochissimi subodorano. I punti di vista sulla guerra sono molteplici, come è logico, trattandosi di un conflitto che coinvolge culture e popolazioni molto lontane. L'unico vero vincitore è, ovviamente, il burattinaio che tiene in mano i fili di entrambe le parti in causa. Si mettono in scena le distruzioni della guerra, chi se ne approfitta, i movimenti di resistenza, ci si chiede se non sia un paradosso il fatto che un ordine con il dovere di mantenere la pace stia, di fatto, portando avanti una guerra, un problema che è tutto meno che irrilevante, se pensiamo alle infinite discussioni di questo mondo sulla vera funzione delle missioni militari americane ed europee all'estero. L'ultima puntata della quinta stagione è emblematica: cercando di rivelare il meno possibile, dirò soltanto che un personaggio fa qualcosa di veramente brutto, ma la giustificazione che dà è mostrata non come folle e insensata, ma come quella di qualcuno che, forse in preda allo sconforto per una guerra che sembra non arrivare mai alla fine, ha preso una decisione molto sbagliata sulla base di dubbi e paure serpeggianti, condivise da molti e - verrebbe da pensare a noi, spettatori che sappiamo più dei personaggi - abbastanza fondate. Tutto questo è un indubbio testamento all'abilità di Palpatine che, come il demone de L'esorcista, mescola bugie e verità fino al punto in cui è impossibile distinguere le une dalle altre. Nonostante l'atmosfera generale si faccia sempre più cupa, l'ultima puntata della sesta stagione (e, anche, in un certo senso, l'ultima dell'intera serie, se si escludono quelle non completate) riesce a chiudersi su una luminosa nota di speranza, un sentimento che giocherà una parte importantissima nelle future vicende della galassia.
 


Gli altri post sulle guerre dei cloni: 

Le guerre dei cloni, parte prima: Star Wars: Clone Wars (2003-2005)
Le guerre dei cloni, parte seconda: Star Wars: The Clone Wars, il film  
Le guerre dei cloni, parte terza: Star Wars: The Clone Wars (2008-2014) I

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