sabato 24 settembre 2016

Star Wars Rebels, la prima stagione


La vendita della Lucasfilm alla Disney nell'ottobre 2012 ha fatto, creativamente, parecchie vittime: qualche videogioco, tra cui uno su Boba Fett e i cacciatori di taglie particolarmente atteso, le serie a fumetti pubblicate dalla Dark Horse (la licenza è infatti passata alla Marvel nel 2015) e, soprattutto, la serie animata Star Wars: The Clone Wars, portata avanti dal 2008 da un team di artisti capeggiati dal supervising director Dave Filoni con la frequente collaborazione del creatore originale della serie, George Lucas. Il motivo dell'interruzione – talmente improvvisa da non permettere il completamento della sesta stagione, poi rilasciata incompleta su Netflix nel 2014 – è di natura economica: la Disney, infatti, non aveva nessuna intenzione di spendere risorse per produrre una serie che sarebbe poi andata in onda su Cartoon Network, suo concorrente nel campo della televisione per ragazzi americana, che deteneva i diritti di distribuzione. Tuttavia Star Wars: The Clone Wars si è rivelata, nel tempo, un'opera di ottima qualità (ne abbiamo parlato in una serie di post, che trovate qui linkati: primo, secondo e terzo) e pertanto la società ha deciso di spostare quasi immediatamente i talenti coinvolti su un'altra serie animata, anch'essa in grafica computerizzata, che andasse ad esplorare il periodo di poco precedente ad Una nuova speranza: Star Wars Rebels, di cui parliamo oggi.


La serie segue le avventure di un piccolo gruppo di ribelli che cercano di opporsi all'Impero cinque anni prima degli eventi del film uscito nel 1977. Come molte delle opere rilasciate dopo il passaggio alla Disney, anche Star Wars Rebels si richiama, nell'atmosfera e nel design, alla trilogia originale piuttosto che a quella prequel; non si può fare a meno, in ogni caso, di sospettare che in realtà l'intento di Dave Filoni e compari sia piuttosto quello di creare un necessario ponte di collegamento tra le due, un'incombenza fin'ora piuttosto trascurata sullo schermo del cinema ma più o meno suggerita su altri media (nella miniserie L'Impero a pezzi Leia capita su Naboo, per esempio, e Luke va alla ricerca dei semi dell'albero che si trovava al centro del tempio Jedi su Coruscant). 


Lo stile adottato per delineare ambienti e personaggi è meno stilizzato rispetto a quello di Star Wars: The Clone Wars, e più morbido, tanto da sembrare, nei dettagli, tratteggiato a pastello. Le animazioni sono piuttosto fluide e sufficientemente dettagliate, in particolare nel rendere le espressioni dei personaggi. Il richiamo ai concept art di Ralph McQuarrie, il primo e più importante artista a definire l'aspetto dei primi tre film di Star Wars, contattato da Lucas per illustrare il suo script prima ancora che il film avesse la certezza di essere prodotto, è evidente: le sembianze di Zeb provengono direttamente da una delle prime versioni di Chewbacca. L'irascibile lasat non è l'unico, peraltro, ad aver riutilizzato le sembianze di qualcun'altro: il gangster Azmorigan, che appare in Idiot's Array, sfrutta uno degli aspetti proposti per un altro (e ben più famoso) signore del crimine, il perfido Jabba the Hutt. Bisogna aggiungere che tutto questo non sorprende particolarmente chi abbia seguito l'universo della galassia lontana lontana per un certo periodo di tempo: il riciclo di design inutilizzati nei film è una pratica comune e che ha più di un vantaggio.
 
Concept art per Chewbacca, poi riutilizzato per Zeb e la razza dei lasat

Azmorigan

Concept art per Jabba the Hutt, poi riutilizzato per Azmorigan

Il pregio più importante della serie, a mio parere, sta nell'abilità con cui vengono trattati i personaggi, qualità che i creatori hanno traghettato con successo da Star Wars: The Clone Wars insieme alla cura delle presenze femminili, che non sono mai semplici stereotipi o figure relegate sullo sfondo ma protagoniste tanto quanto i loro comprimari maschi. La trama nel suo insieme, più che spingerci immediatamente al cuore della vicenda, procede lentamente, soprattutto nella prima metà della serie, concedendo spazio e tempo allo sviluppo del rapporto tra Ezra, un ragazzino orfano sensibile alla Forza, e il resto del gruppo, già ben rodato. La storia di ognuno ha modo di emergere tramite qualche battuta, non rivelando troppo (ne sapremo certamente di più nel corso delle prossime stagioni) ma iniziando a farci affezionare a questo variegato manipolo di eroi. Proprio per questo motivo la maggior parte delle puntate rimane incentrata sul piccolo e remoto pianeta Lothal, spingendo l'attenzione non sugli ambienti ma sugli attori delle vicende, in particolare su Ezra, nato e cresciuto lì, permettendo di esplorare anche le condizioni di vita nelle periferie dell'Impero. A differenza della serie animata precedente, dove le vicende della guerra civile tra separatisti e Repubblica procedevano tramite archi narrativi non strettamente collegati tra loro, nel caso di Star Wars Rebels la struttura è più classica, puramente cronologica.


La situazione storica, rispetto ai tempi delle guerre dei cloni, è profondamente cambiata: allora migliaia di Jedi meticolosamente addestrati difendevano la galassia, o almeno credevano di farlo. Quindici anni dopo, invece, di tutto questo glorioso passato restano soltanto pochi, fragili e preziosi cocci, e chi voglia resistere alla potenza militare e propagandistica dell'Impero deve racimolare le proprie risorse ovunque sia possibile, accettando anche di entrare in affari con il sottobosco criminale della galassia pur di ottenere armi e rifornimenti. Appare emblematica la storia di Kanan, esposta tramite accenni indiretti o diretti nei dialoghi e mostrata all'interno della miniserie a fumetti a lui dedicata: Padawan della Maestra Jedi Depa Billaba durante gli ultimi mesi della guerra, il giovane apprendista ne venne separato per sempre dall'esecuzione dell'Ordine 66, durante il quale la donna sacrificò la sua vita per permettergli di fuggire, evento per il quale Kanan si porterà dietro, forse per sempre, un senso di colpa profondo. Da allora l'ex-Jedi è vissuto di espedienti e contrabbando, dimenticando il suo passato fino all'incontro con Hera Syndulla, figlia del capo della resistenza di Ryloth, Cham Syndulla, schieratosi prima – con parecchi dubbi – contro i separatisti insieme alla Repubblica (come mostrato durante Star Wars: The Clone Wars) e poi avversario dell'Impero, nonostante la conquista del pianeta da parte delle forze di Palpatine. L'incompletezza dell'addestramento Jedi di Kanan, e l'insicurezza che ciò comporta, si riflette dolorosamente nel suo tentativo di educare alla Forza Ezra: in realtà entrambi hanno molto da imparare lungo il percorso, ed instaurano così un rapporto molto diverso da quelli, solitamente più reverenziali, che ci siamo abituati a vedere nel corso del tempo.


Quali nemici si trova a combattere l’equipaggio della Ghost (l'astronave di Hera che funge da quartier generale)? Per gran parte delle puntate gli avversari principali sono ufficiali dell'Impero di stanza a Lothal oppure il temibile Inquisitore, un pau'an (doppiato da Jason Isaacs, che nella saga di Harry Potter prestava le sembianze a Lucius Malfoy) addestrato all'uso del Lato Oscuro e incaricato di ricercare ed annientare gli individui sensibili alla Forza. Pur essendo piuttosto interessanti, le forze imperiali rimangono, almeno per questa prima stagione (nella seconda pare che le cose cambino un po'), abbastanza in secondo piano, e ciò non dovrebbe sorprendere particolarmente, considerando che l'obiettivo principale pare essere stato quello di far conoscere e iniziare a caratterizzare i protagonisti della serie.


La seconda parte della stagione inizia ad alzare un po' il tiro, portando in scena altri personaggi già conosciuti dopo i droidi e Bail Organa, apparsi brevemente alla fine di Droids in Distress. Idiot's Array mette in scena quel manigoldo di Lando Carlissian (la voce è quella di Billy Dee Williams, l'attore originale), discutibili traffici e maniere galanti comprese, e l'episodio si attesta come uno dei momenti più puramente comici dell'intero universo di Star Wars, con dialoghi brillanti e scoppi fulminanti di umorismo. Le ultime tre puntate della serie, invece, pongono Kanan e compagni di fronte ad un temibile avversario con la faccia di Peter Cushing e deciso a sradicarli definitivamente: trattasi del famigerato governatore Tarkin (l'ufficiale al comando della Morte Nera in Una nuova speranza), che metterà a dura prova il piccolo (ed apparentemente isolato) gruppo.


L'episodio finale, in particolare, annuncia una seconda stagione dominata da scontri appassionanti: durante gli ultimi minuti, a sorpresa, si assiste al ritorno di un personaggio molto caro ai fan di Star Wars: The Clone Wars e a Dave Filoni stesso, oltre che all'arrivo di un vecchio e temibile nemico che chiunque abbia anche solo una vaga conoscenza dell'universo lucasiano conosce più che bene. Se si è seguita la serie precedente si è a conoscenza del fatto che le due nuove entrate sono state, in passato, strettamente collegate, e l'inevitabile scontro sarà pieno di tensione drammatica e pericolose conseguenze.


Star Wars Rebels, in conclusione, durante la sua prima stagione si presenta come una serie d'avventura per ragazzi con tutte le carte in regola e molti assi nella manica da giocare: come già in precedenza, i punti di forza restano i dialoghi e lo sviluppo dei personaggi, costruiti con abilità e amore per la materia. Vorrei consigliare, infine, a chi ne fosse in grado, la visione in lingua originale: non ho idea di quale sia la qualità del doppiaggio italiano, ma gli attori della versione inglese recitano con bravura e convinzione e le battute meritano di essere ascoltate, se possibile, in originale.

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