venerdì 25 novembre 2016

Animali fantastici e dove trovarli, la recensione

 
Era inevitabile: prima o poi il grande (e lucroso) franchise di Harry Potter avrebbe dovuto riaffermare il suo dominio nelle sale cinematografiche di tutto il globo. Terminate le trasposizioni cinematografiche dei sette romanzi che compongono la saga del bambino-che-è-sopravvissuto, J.K. Rowling ha partecipato, insieme a Jack Thorne e John Tiffany, alla stesura del copione di Harry Potter and the Cursed Child, spettacolo teatrale incentrato sui figli di Harry, Ron, Hermione e Draco attualmente in scena a Londra; nel frattempo, la donna più ricca d'Inghilterra dopo la regina Elisabetta II si è anche reinventata sceneggiatrice per il cinema, firmando Animali fantastici e dove trovarli (Fantastic Beasts and Where to Find Them), da poco arrivato in sala. Alla regia ritorna David Yates, che già si era occupato degli ultimi quattro film della serie. 



Il film, ambientato nel 1926, segue il giovane magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne), sbarcato a New York dopo un anno di viaggio intorno al mondo alla ricerca di materiale per il suo libro, Animali fantastici e dove trovarli, di cui, nel nostro mondo babbano, esiste una versione scritta nel 2001 dalla stessa Rowling per beneficenza. Oltre la Statua della libertà, l'ex-allievo di Hogwarts troverà un sacco di guai, un po' di amici e l'ombra cupa delle cose a venire. 


La trama tende ad espandersi con la stessa irruenza di un Occamy, apparendo, soprattutto durante il primo tempo, piuttosto frammentaria. Le scene seguono i movimenti dei personaggi principali, saltando da un ambiente all'altro senza soluzione di continuità; ogni linea narrativa prosegue per il suo cammino quasi completamente isolata sino al finale, dove finalmente ogni brandello si unisce. Sono tantissimi i personaggi introdotti, ma le personalità sono spesso appena sbozzate: Newt rimane nascosto dietro il sorriso timido e sghembo di Redmayne, mentre Tina Goldstein (Katherine Waterston) è grigia e spenta come il suo cappotto. A conquistare l'attenzione è, indubbiamente, la coppia di comprimari formata dall'uomo comune Jacob Kowalski (Dan Fogler) e dall'apparentemente svampita sorella di Tina, Queenie (Alison Sudol): tarchiato il primo, bellissima la seconda, ed entrambi a modo loro adorabili pesci fuor d'acqua, i due ravvivano le sequenze con la loro tenera attrazione, dando colore e sentimento al film. 


Buona parte delle scene è dedicata, ovviamente, al vasto branco di creature che Newt porta con sé all'interno della propria frusta valigetta, che non può non ricordare quella di un altro, e probabilmente per ora più celebre, personaggio della letteratura per ragazzi inglese, la bambinaia Mary Poppins. Pur essendo molto curati per quanto riguarda la realizzazione visiva, e per lo più genuinamente divertenti, i segmenti dell'opera che si concentrano sulla cattura di alcuni degli strambi animali di Newt sono alla lunga un po' dispersivi, mancando una forte motivazione – al di là della pura spettacolarità – che ne giustifichi l'abbondante minutaggio. La vicenda principale che occupa il film, d'altro canto, è molto cupa e tematicamente interessante, ma non si integra mai davvero del tutto con i toni fiabeschi e giocosi che permeano la ricerca delle bestiole per tutta New York. L'impressione è che dentro Animali fantastici e dove trovarli si dibattano più linee narrative che tendono a scorrere parallele, apparentemente quasi per nulla collegate, almeno fino alla fine del primo tempo. Colin Farrell, nei panni del direttore della Sicurezza magica del MACUSA (Magico congresso degli Stati Uniti d'America), aleggia sui fotogrammi avvolto nel proprio nero cappotto, senza mai tentare di dissimulare la natura malvagia del proprio personaggio, apparentemente privo di sfumature. La famiglia capeggiata dalla madre adottiva Mary Lou Barebone (Samantha Morton) è un buon contraltare al mondo magico, ma non è approfondita abbastanza per trasformarsi davvero nella triste cautionary tale che dovrebbe essere. Yates, come già in passato, si mette completamente al servizio della storia con la sua regia pulita e frequentemente scarna; sovente, qua e là, si sente la mancanza di un fronzolo, di un guizzo stilistico, di un paradigma estetico un po' più deciso e meno strettamente utilitaristico, che esprima la volontà di aggiungere qualcosa alle parole, di rappresentarle davvero attraverso le immagini invece di metterle semplicemente in scena su un set. James Newton Howard compone una colonna sonora molto dimessa e trasparente, decisamente lontana dai tanti e memorabili temi composti per i primi tre lungometraggi della saga di Harry Potter da John Williams. 


Allo stesso modo del serraglio di animali all'interno della valigia, tante sono le intuizioni e le idee degne di approfondimento presenti in Animali fantastici e dove trovarli, ma esse sembrano essere rimaste intrappolate in un lungometraggio che non riesce ad esprimerle al meglio, strozzato forse dalla necessità di impostare l'espansione di un intero universo narrativo, introducendo molto e sviluppando poco. Dopo un farraginoso primo tempo, comunque, il film intrattiene e diverte a sufficienza da non far rimpiangere allo spettatore di essere entrato in sala.

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