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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Crimson Peak (Del Toro, 2015)

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Crimson Peak (Del Toro, 2015) è uno di quei film di cui, più che la trama, si apprezza – per così dire – l'artigianato. La vicenda di cui è protagonista Edith (Mia Wasikowska) amalgama elementi e tòpoi tipici dei grandi romanzi di epoca vittoriana, come Jane Eyre e Dracula , certamente avendo cura per il dettaglio e per le sfumature ma apparentemente senza evolvere in un racconto più grande od affascinante come succedeva ne Il labirinto del fauno ( El laberinto del fauno , Del Toro, 2006). Guillermo Del Toro si relaziona alle sue fonti nelle vesti di devoto epigono, costruendo attorno alla sceneggiatura una messa in scena sontuosa. Si è molto parlato dell'uso dei colori in Crimson Peak , ispirato ai film in Technicolor di Mario Bava, ed in effetti, a meno che non si sia daltonici, in un periodo in cui il cinema mainstream ci ha assuefatto alla visione di mondi perennemente immersi in spenti toni desaturati, i rossi sanguigni, i neri vellutati, i purissimi bianchi, i blu...

Suburra (Stefano Sollima, 2015)

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Suburra (Stefano Sollima, 2015) è un lungo, rumoroso addensarsi di nuvole nere che promettono una tempesta di dimensioni inenarrabili; alla fine, però, quello che cade dal cielo è solo un acquazzone estivo. Le vicende rappresentate, pur essendo del tutto fittizie, sono pesantemente ispirate a recenti fatti di cronaca italiana ed in questo, in linea teorica, non ci sarebbe nulla di male; ma la mano che descrive e gestisce gli avvenimenti è pesante e poco accurata, ed alla rielaborazione narrativa preferisce un collage di articoli di giornale che manca di approfondimento. Si potrebbe argomentare dicendo che la realtà è in sé irrappresentabile, in quanto composta da innumerevoli sfumature che il solo occhio della macchina da presa, per quanto accurato, non può supporre di cogliere; ed è chiaro quindi che, se ad un racconto che, pur prendendo le mosse dalla realtà, la utilizza per tracciare un suo disegno personale se ne preferisce uno che da questa è in tutto e per tutto dipendente ...

The Martian – Sopravvissuto (Ridley Scott, 2015)

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The Martian – Sopravvissuto (Ridley Scott, 2015) ricorda un vestito di sartoria: le cuciture sono curate, i tessuti pregiati, e gli si perdona volentieri qualche banalità nella sceneggiatura, controbilanciata sul campo visivo da scelte tutt'altro che antiquate, come il passaggio dalla diretta tv alla realtà della sala stampa in un unico carrello, o le sovraimpressioni che informano gli spettatori dei nomi e del ruolo di alcuni personaggi velocemente e conservando minutaggio e battute per altri e più interessanti passaggi. L'occhio esperto di Ridley Scott emerge nel contrasto tra i primi e primissimi piani dei volti degli attori – Matt Damon, per ovvie ragioni, su tutti – e i campi lunghissimi dedicati alla superficie di Marte, un deserto di sabbia e rocce aranciate, memore forse di quella Monument Valley che nei decenni passati ha costituito lo sfondo di innumerevoli altre avventure di cavalieri solitari. Qualcuno, del resto, aveva già supposto da tempo una possibile af...