mercoledì 9 dicembre 2015

Le guerre dei cloni, parte prima: Star Wars: Clone Wars (2003-2005)


L'impero colpisce ancora è ritenuto, dai più, il miglior film di Star Wars, ed io credo che una delle ragioni sia la sua attenzione nell'occuparsi dei personaggi e delle relazioni tra di essi. George Lucas è un creatore di mondi, un costruttore di meccanismi narrativi, il supervisore di un grande ingranaggio, meno interessato, forse, alla dimensione interiore, all'aspetto emotivo delle vicende che racconta. Kershner, d'altro canto, pare attratto, più che dal quadro generale, dall'obbiettivo di porre l'attenzione (e l'occhio della cinepresa) sui personaggi e su quello che provano gli uni per gli altri, Han e Leia, Luke e Darth Vader. Forse è proprio questo aspetto a mancare nella trilogia prequel, a rendere i suoi personaggi meno amati: al centro della grande tragedia che è la fine della Repubblica Galattica e la caduta del Jedi più luminoso, Anakin Skywalker, i sentimenti dei personaggi sono indagati solo quel tanto che è necessario a far progredire gli avvenimenti, forse, senza un reale interesse a descriverli (il che non vuole necessarimente dire andar per le lunghe o tagliare le doverose scene d'azione), ed è difficile partecipare al dolore di Padmé, di Obi-Wan, dello stesso Anakin. Il fatto che esistano due serie animate incentrate sulle guerre dei cloni mi ha fatto pensare che queste ultime potessero essere l'occasione per dire qualcosa in più sulla trilogia prequel, anche grazie alla maggior durata, un qualcosa che pare quasi necessario. Le ho viste entrambe, e cosa ne ho cavato? Ve lo dirò nei paragrafi (e nei post) successivi, prendendole in esame una alla volta.



Star Wars: Clone Wars (Genndy Tartakovsky, George Lucas, 2003-2005)

 


Concepita da George Lucas, realizzata da Genndy Tartakovsky e la sua squadra ed andata in onda su Cartoon Network tra il 2003 e il 2005 (gli anni tra l'uscita cinematografica de L'attacco dei cloni e quella de La vendetta dei Sith), la serie è divisa in tre stagioni, le prime due composte da dieci episodi di 3-5 minuti circa l'uno, la terza di soli cinque episodi ma di durata più lunga, tra i 10 e i 15 minuti.


Complice il divieto posto dalla Lucasfilm di soffermarsi troppo sull'evoluzione dei personaggi (il che non è poi così assurdo, considerando che l'ultimo capitolo della trilogia era ancora in lavorazione) la narrazione si concentra sulle battaglie e sui combattimenti, gestiti con un ottimo occhio per l'azione. L'animazione, di stampo tradizionale, è di buon livello e, come credo sia solito nello stile di Tartakovsky (un nome celebre dell'animazione televisiva americana, autore de Il laboratorio di Dexter, direttore delle animazioni per Le Superchicche e regista di Hotel Transylvania), votato alla stilizzazione e semplificazione delle linee cercando la massima sintesi possibile, il che torna molto utile se non si ha il budget imponente di un lungometraggio cinematografico. Sulla recitazione dei doppiatori si può dire molto poco: le battute sono poche e spesso scarne. Un altro tratto distintivo dello stile di Tartakovsky, infatti, sono le lunghe sequenze prive di dialogo, che qui peraltro funzionano molto bene.


Senza ombra di dubbio la serie raggiunge il suo scopo: è piacevole, visivamente appagante e avrà sicuramente spinto parecchio giovani rampolli americani nei Walmart alla ricerca di action figures (la preoccupazione principale dietro all'idea della creazione di Star Wars: Clone Wars pare che fosse un calo nella vendita del merchandise), oltre a vincere qualche Emmy. La sua funzione di ponte tra i due lungometraggi è, peraltro, svolta alla perfezione: l'ultima puntata si chiude esattamente dove La vendetta dei Sith inizia. Vengono introdotti per la prima volta anche molti personaggi che poi ricompariranno da una parte o dall'altra della galassia: il più importante di questi è indubbiamente il famigerato generale Grievous, ma non si possono non citare anche Asajj Ventress, la temibile allieva del conte Dooku (finalmente un'avversaria femminile, ci preme aggiungere), che tornerà nella serie successiva, e Cody, il clone comandante dell'Esercito della Repubblica che vedremo più volte schierato al fianco di Obi-Wan Kenobi.

Il Generale Grievous
 
Asajj Ventress

Il comandante Cody

Però, appunto per l'impossibilità di andare più a fondo dettata dal fatto di essere un raccordo tra due film, di cui uno non ancora uscito, la serie non aggiunge praticamente nulla al sostrato emotivo già presentato nei film. Inoltre, l'azione e i poteri dei Jedi vengono presentati in maniera poco realistica, forse eccessiva, adatta sicuramente ad un cartone animato per ragazzi ma non al resto dell'universo: viene spontaneo chiedersi perché affannarsi a mantenere un esercito sul campo quando Mace Windu e Yoda da soli sono in grado di scompaginare interi battaglioni.


Gli altri post sulle guerre dei cloni: 

Le guerre dei cloni, parte seconda: Star Wars: The Clone Wars, il film
Le guerre dei cloni, parte terza: Star Wars: The Clone Wars (2008-2014) I
Le guerre dei cloni, parte quarta: Star Wars: The Clone Wars (2008-2014) II

Nessun commento:

Posta un commento