The Nice Guys (Shane Black, 2016)
1977: in una Los Angeles soffocata
dallo smog una giovane pornostar trova la morte in uno spettacolare
incidente automobilistico. Due detective privati disillusi e male in
arnese, Holland March (Ryan Gosling) e Jackson Healy (Russel Crowe),
si ritrovano ad indagare insieme sul caso, rimanendo invischiati in
uno scontro molto più grande.
Shane Black, sceneggiatore di alcuni
film action di grande successo degli anni ottanta e novanta (tra cui
Arma letale), torna con The Nice Guys ai temi e ai toni del suo
esordio alla regia, Kiss Kiss Bang Bang, uscito nel 2005, che metteva
al centro della scena l'improbabile team formato da Val Kimer e
Robert Downey Jr. Pare che proprio quest'ultimo abbia proposto ai
Marvel Studios di far dirigere Iron Man 3 al regista nativo della
Pennsylvania, e si può ragionevolmente ipotizzare che il grande
successo commerciale del cinecomic approdato nelle sale nella
primavera del 2013 abbia fatto da apripista alla realizzazione del suo ultimo progetto creativo.
Shane Black gioca gustosamente con gli
stilemi ed i luoghi comuni legati agli anni settanta, infondendovi
massicce dosi della sua ironia sopra le righe: le gag scoppiano
all'improvviso sotto i piedi degli spettatori come mine micidiali,
spesso giocate su cambi di inquadratura fulminanti, a colpo di
frusta. La struttura è indubbiamente quella del buddy movie action,
con suggestioni pulp, ma la schizofrenia dei dialoghi, che
s'intrecciano e si sovrappongono a trecento chilometri all'ora, e lo
scivolare nella follia delle situazioni messe in atto lo avvicina per
certi versi anche alle screwball comedy degli anni trenta. Le
affollate scene di gruppo, in cui i personaggi principali si separano
in una miriade di stanze, enfatizzano un senso di caos che ben si
sposa con la velocità degli eventi, e pur essendo altrettanto rapide
e vorticose, le scene d'azione risultano interessanti e coinvolgenti.
A partire dal suo decisamente surreale
prologo, The Nice Guys si muove attorno ad una vasta schiera di donne
di ogni età: tra tutte spiccano la bionda figlia appena adolescente
di March, Holly (Angourie Rice), la cui innocenza non scalfisce la
spericolata scaltrezza, e Amelia (Margaret Qualley), il cui vero
carattere emergerà lentamente lungo lo scorrere dei fotogrammi. Che
siano giovani o vecchie, in nessun caso si tratta di pedine indifese
e prive di assi nella manica.
The Nice Guys è anche, in fondo, una
battaglia tra i sessi, di quelle che tanto piacevano ad Hollywood
qualche decennio fa, anche se epurata della componente matrimoniale:
una coppia di uomini che si sono appena conosciuti cerca di
districarsi in un pericoloso ginepraio messo in piedi dal conflitto
spietato tra due donne, aiutata od ostacolata da varie esponenti del
gentil sesso. Erotismo e macchinazioni si intrecciano strettamente.
Russel Crowe risulta sorprendentemente convincente nel ruolo
dell'imbolsito investigatore dai modi rudi ma dal cuore tenero, tanto
quanto Ryan Gosling in quello del padre irresponsabile e truffatore –
ma non privo di senso morale e con cause ragionevoli dietro le sue umane
debolezze. Il rapporto tra i due non è facile a causa delle
reciproche differenze di vedute e questo permette a Shane Black e
Anthony Bagarozzi, che firmano la sceneggiatura, di sbizzarrirsi in
dialoghi frizzanti e mai noiosi, dove si scivola con facilità dal
normale all'inaspettato e dal comico al drammatico.
The Nice Guys è, alla fine, un film
solido e stilisticamente coeso, realizzato con il preciso scopo di
divertire e, da quello che appare, divertendo anche se stesso nel
frattempo, in cui la scrittura e la regia si preoccupano di
caratterizzare ogni personaggio, perfino alcuni secondari che hanno
un tempo molto limitato di permanenza sullo schermo; e, se è vero
che le scene d'azione sono abitate da una frenesia quasi isterica,
non si può certo dire che questo sia in sé e per sé un male, anzi.
Shane Black fa ampio uso dei suoi elementi narrativi preferiti con
lodevole abilità artigiana, tanto che non fa capolino nessuna
percezione di prevedibilità: il regista è il metaforico padrone di
casa, in vestaglia damascata, di una grande festa a tema anni
settanta dove i costumi sono ben accetti solo se sono ridicolmente
esagerati. Sotto queste vistose apparenze, tuttavia, c'è una comprovata
esperienza nel settore ed estrema attenzione al dettaglio.
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