mercoledì 22 giugno 2016

The Nice Guys (Shane Black, 2016)

 
1977: in una Los Angeles soffocata dallo smog una giovane pornostar trova la morte in uno spettacolare incidente automobilistico. Due detective privati disillusi e male in arnese, Holland March (Ryan Gosling) e Jackson Healy (Russel Crowe), si ritrovano ad indagare insieme sul caso, rimanendo invischiati in uno scontro molto più grande.
Shane Black, sceneggiatore di alcuni film action di grande successo degli anni ottanta e novanta (tra cui Arma letale), torna con The Nice Guys ai temi e ai toni del suo esordio alla regia, Kiss Kiss Bang Bang, uscito nel 2005, che metteva al centro della scena l'improbabile team formato da Val Kimer e Robert Downey Jr. Pare che proprio quest'ultimo abbia proposto ai Marvel Studios di far dirigere Iron Man 3 al regista nativo della Pennsylvania, e si può ragionevolmente ipotizzare che il grande successo commerciale del cinecomic approdato nelle sale nella primavera del 2013 abbia fatto da apripista alla realizzazione del suo ultimo progetto creativo. 



Shane Black gioca gustosamente con gli stilemi ed i luoghi comuni legati agli anni settanta, infondendovi massicce dosi della sua ironia sopra le righe: le gag scoppiano all'improvviso sotto i piedi degli spettatori come mine micidiali, spesso giocate su cambi di inquadratura fulminanti, a colpo di frusta. La struttura è indubbiamente quella del buddy movie action, con suggestioni pulp, ma la schizofrenia dei dialoghi, che s'intrecciano e si sovrappongono a trecento chilometri all'ora, e lo scivolare nella follia delle situazioni messe in atto lo avvicina per certi versi anche alle screwball comedy degli anni trenta. Le affollate scene di gruppo, in cui i personaggi principali si separano in una miriade di stanze, enfatizzano un senso di caos che ben si sposa con la velocità degli eventi, e pur essendo altrettanto rapide e vorticose, le scene d'azione risultano interessanti e coinvolgenti. 


A partire dal suo decisamente surreale prologo, The Nice Guys si muove attorno ad una vasta schiera di donne di ogni età: tra tutte spiccano la bionda figlia appena adolescente di March, Holly (Angourie Rice), la cui innocenza non scalfisce la spericolata scaltrezza, e Amelia (Margaret Qualley), il cui vero carattere emergerà lentamente lungo lo scorrere dei fotogrammi. Che siano giovani o vecchie, in nessun caso si tratta di pedine indifese e prive di assi nella manica. 
The Nice Guys è anche, in fondo, una battaglia tra i sessi, di quelle che tanto piacevano ad Hollywood qualche decennio fa, anche se epurata della componente matrimoniale: una coppia di uomini che si sono appena conosciuti cerca di districarsi in un pericoloso ginepraio messo in piedi dal conflitto spietato tra due donne, aiutata od ostacolata da varie esponenti del gentil sesso. Erotismo e macchinazioni si intrecciano strettamente. 


Russel Crowe risulta sorprendentemente convincente nel ruolo dell'imbolsito investigatore dai modi rudi ma dal cuore tenero, tanto quanto Ryan Gosling in quello del padre irresponsabile e truffatore – ma non privo di senso morale e con cause ragionevoli dietro le sue umane debolezze. Il rapporto tra i due non è facile a causa delle reciproche differenze di vedute e questo permette a Shane Black e Anthony Bagarozzi, che firmano la sceneggiatura, di sbizzarrirsi in dialoghi frizzanti e mai noiosi, dove si scivola con facilità dal normale all'inaspettato e dal comico al drammatico. 


The Nice Guys è, alla fine, un film solido e stilisticamente coeso, realizzato con il preciso scopo di divertire e, da quello che appare, divertendo anche se stesso nel frattempo, in cui la scrittura e la regia si preoccupano di caratterizzare ogni personaggio, perfino alcuni secondari che hanno un tempo molto limitato di permanenza sullo schermo; e, se è vero che le scene d'azione sono abitate da una frenesia quasi isterica, non si può certo dire che questo sia in sé e per sé un male, anzi. Shane Black fa ampio uso dei suoi elementi narrativi preferiti con lodevole abilità artigiana, tanto che non fa capolino nessuna percezione di prevedibilità: il regista è il metaforico padrone di casa, in vestaglia damascata, di una grande festa a tema anni settanta dove i costumi sono ben accetti solo se sono ridicolmente esagerati. Sotto queste vistose apparenze, tuttavia, c'è una comprovata esperienza nel settore ed estrema attenzione al dettaglio.

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