giovedì 16 giugno 2016

Whiskey Tango Foxtrot (Glen Ficarra, John Requa, 2016)


Gli esseri umani, in fondo, sono animali abitudinari: il successo della nostra specie, dopotutto, è dipeso in larga parte dalla nostra grandissima capacità di adattamento. La giornalista Kim Baker (Tina Fey) vive le proprie giornate passando dall'ufficio alla palestra, correndo su una cyclette saldamente ancorata al pavimento, finché non accetta l'incarico di inviata all'estero a Kabul, in Afghanistan, durante la Operation Enduring Freedom lanciata dagli Stati Uniti contro il terrorismo islamico. In terra straniera e lontana dal suo appartamento tappezzato di piante, Kim dovrà imparare a sopravvivere in una situazione per nulla normale, cercando di non farsi fagocitare dalla perenne – e rischiosa – ricerca dello scoop migliore. 



Whiskey Tango Foxtrot – il titolo è un gioco di parole che utilizza l'alfabeto fonetico militare per comporre l'acronimo inglese WTF – è il rappresentante di una categoria filmica ultimamente un po' sofferente: pellicole dal budget nella media e basate, più che sull'efficacia degli effetti speciali o sui nomi dei personaggi coinvolti, su storie di attualità e cast di tutto rispetto. Il curioso mix di commedia romantica e film di guerra potrebbe lasciar perplessi; il matrimonio non è sempre del tutto felice, ma di certo è originale e interessante, come lo è uno dei temi principali attorno ai quali la storia si struttura: l'influenza che l'essere perennemente a contatto con situazioni di rischio ha sulla vita e sulle scelte degli inviati di guerra. Immersi ventiquattr'ore su ventiquattro in un clima lontanissimo dall'abituale quotidianità dei paesi occidentali, i giornalisti vanno a caccia di notizie con una fame che può rivelarsi troppo vorace e pericolosa per la loro ed altrui incolumità. La loro intera esistenza finisce per incentrarsi solamente sull'inseguimento spericolato di una pista promettente, dimenticando affetti e amicizie. I rapporti che si formano sono spesso superficiali ed occasionali, maniere per riempire il tempo in attesa del servizio, articolo o fotografia che farà passare il proprio autore alla storia. Attorno a loro si muove un mondo in miniatura generato dalla loro stessa presenza a Kabul; interpreti, guide e guardie del corpo diventano compagni fidati. I luoghi frequentati dai giornalisti racchiudono una microscopica – e protetta – colonia occidentale, dove si fa ampio consumo di alcol e droghe per riempire le nottate, spesso interrotte dagli schiocchi degli spari, e scaricare la tensione. 


Le scenografie sono suggestive e sorprendentemente curate rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare; la regia fa il suo dovere senza infamia e senza lode. Whiskey Tango Foxtrot si regge soprattutto sulla bravura dei suoi interpreti: Tina Fey e Martin Freeman mettono all'opera la loro abilità di umoristi all'interno di una commedia dai toni dimessi, che non dimentica mai di trovarsi al confine con la tragedia, cosciente che per trasformarsi in quest'ultima le basti un solo passo falso. I personaggi secondari sono un ottimo supporto per i protagonisti e risultano caratterizzati abbastanza da rimanere nella mente dello spettatore per tutta la durata della visione. Il rapporto con il mondo musulmano, certo, non è particolarmente approfondito ed in fondo non ci viene detto nulla di più rispetto a quanto già sappiamo, ma è comunque l'argomento è trattato con garbo e capacità, evitando gli stereotipi più triti e giocando molto sulle contraddizioni generate da una morale fin troppo severa, evitando il manicheismo estremo, seppur narrativamente giustificato dal punto di vista adottato, di The Hurt Locker (Kathryn Bigelow, 2008).


Whiskey Tango Foxtrot è un piccolo film che non pretende certo di essere innovativo o memorabile, tuttavia fa il suo lavoro – intrattenere e proporre qualche riflessione – con un po' di grazia ed una buona dose di abilità artigianale. Le lussuose serie televisive degli ultimi anni hanno finito per entrare in conflitto con questo tipo di pellicole, uscendone vincitrici; ogni tanto, però, è piacevole ritrovarsi al cinema, invece che davanti agli schermi casalinghi, a godersi una storia senza troppe pretese e concentrata interamente sui suoi personaggi, senza però rinunciare a scenari suggestivi. 


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