Whiskey Tango Foxtrot (Glen Ficarra, John Requa, 2016)
Gli esseri umani, in fondo, sono
animali abitudinari: il successo della nostra specie, dopotutto, è dipeso in
larga parte dalla nostra grandissima capacità di adattamento. La
giornalista Kim Baker (Tina Fey) vive le proprie giornate passando
dall'ufficio alla palestra, correndo su una cyclette saldamente
ancorata al pavimento, finché non accetta l'incarico di inviata
all'estero a Kabul, in Afghanistan, durante la Operation Enduring Freedom lanciata dagli Stati Uniti contro il terrorismo islamico. In
terra straniera e lontana dal suo appartamento tappezzato di piante,
Kim dovrà imparare a sopravvivere in una situazione per nulla
normale, cercando di non farsi fagocitare dalla perenne – e
rischiosa – ricerca dello scoop migliore.
Whiskey Tango Foxtrot – il titolo è
un gioco di parole che utilizza l'alfabeto fonetico militare per
comporre l'acronimo inglese WTF – è il rappresentante di una
categoria filmica ultimamente un po' sofferente: pellicole dal budget
nella media e basate, più che sull'efficacia degli effetti speciali
o sui nomi dei personaggi coinvolti, su storie di attualità e cast
di tutto rispetto. Il curioso mix di commedia romantica e film di
guerra potrebbe lasciar perplessi; il matrimonio non è sempre del
tutto felice, ma di certo è originale e interessante, come lo è uno
dei temi principali attorno ai quali la storia si struttura:
l'influenza che l'essere perennemente a contatto con situazioni di
rischio ha sulla vita e sulle scelte degli inviati di guerra. Immersi
ventiquattr'ore su ventiquattro in un clima lontanissimo
dall'abituale quotidianità dei paesi occidentali, i giornalisti
vanno a caccia di notizie con una fame che può rivelarsi troppo
vorace e pericolosa per la loro ed altrui incolumità. La loro intera
esistenza finisce per incentrarsi solamente sull'inseguimento
spericolato di una pista promettente, dimenticando affetti e
amicizie. I rapporti che si formano sono spesso superficiali ed
occasionali, maniere per riempire il tempo in attesa del servizio,
articolo o fotografia che farà passare il proprio autore alla
storia. Attorno a loro si muove un mondo in miniatura generato dalla
loro stessa presenza a Kabul; interpreti, guide e guardie del corpo
diventano compagni fidati. I luoghi frequentati dai giornalisti
racchiudono una microscopica – e protetta – colonia occidentale,
dove si fa ampio consumo di alcol e droghe per riempire le nottate,
spesso interrotte dagli schiocchi degli spari, e scaricare la
tensione.
Le scenografie sono suggestive e
sorprendentemente curate rispetto a quello che ci si potrebbe
aspettare; la regia fa il suo dovere senza infamia e senza lode.
Whiskey Tango Foxtrot si regge soprattutto sulla bravura dei suoi
interpreti: Tina Fey e Martin Freeman mettono all'opera la loro
abilità di umoristi all'interno di una commedia dai toni dimessi,
che non dimentica mai di trovarsi al confine con la tragedia,
cosciente che per trasformarsi in quest'ultima le basti un solo passo
falso. I personaggi secondari sono un ottimo supporto per i
protagonisti e risultano caratterizzati abbastanza da rimanere nella
mente dello spettatore per tutta la durata della visione. Il rapporto
con il mondo musulmano, certo, non è particolarmente approfondito ed
in fondo non ci viene detto nulla di più rispetto a quanto già
sappiamo, ma è comunque l'argomento è trattato con garbo e
capacità, evitando gli stereotipi più triti e giocando molto sulle
contraddizioni generate da una morale fin troppo severa, evitando il
manicheismo estremo, seppur narrativamente giustificato dal punto di
vista adottato, di The Hurt Locker (Kathryn Bigelow, 2008).
Whiskey Tango Foxtrot è un piccolo
film che non pretende certo di essere innovativo o memorabile,
tuttavia fa il suo lavoro – intrattenere e proporre qualche
riflessione – con un po' di grazia ed una buona dose di abilità
artigianale. Le lussuose serie televisive degli ultimi anni hanno
finito per entrare in conflitto con questo tipo di pellicole,
uscendone vincitrici; ogni tanto, però, è piacevole ritrovarsi al
cinema, invece che davanti agli schermi casalinghi, a godersi una
storia senza troppe pretese e concentrata interamente sui suoi
personaggi, senza però rinunciare a scenari suggestivi.
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