101 divise arancioni
Piper Chapman
(Taylor Schilling) era la più classica ragazza WASP (White
Anglo-Saxon Protestant) che si potesse immaginare; forse non aveva
davvero deciso cosa fare del proprio futuro, ma non aveva nessuna
ragione per non essere ottimista al riguardo. Dopo aver vissuto una
prolungata adolescenza, anche per lei e per il fidanzato Larry (Jason
Biggs) sarebbe arrivato infine il matrimonio, un lavoro stabile, la
rispettabilità che ci si aspetta da due appartenenti all’alta
borghesia americana. A scombinare tali previsioni pensa il sistema
giudiziario americano, che la condanna a scontare quindici mesi nel
carcere di Litchfield per un reato commesso anni prima per amore
della sua fidanzata di allora, trafficante internazionale di droga.
Piper, insieme agli spettatori, è quindi costretta ad
inserirsi in un ambiente con il quale difficilmente avrebbe mai avuto
a che fare nel suo mondo di quartieri per bene e case eleganti, e
soltanto sfiorato durante i suoi anni di giovanile ribellione.
Orange is the New
Black è, sin dalla sua sigla, un telefilm corale: la storia di Piper
è il filo rosso che ci guida alla scoperta di un universo che per
molti degli spettatori non è (per fortuna) familiare. La divisione
tra protagonisti e comprimari è quantomai liquida: spesso i
personaggi fanno il loro ingresso sulla scena come macchiette
apparentemente stereotipate per poi venire definiti maggiormente in
un momento successivo, rivelando profondità imprevedibili. Ad essere
maggiormente rappresentate dietro le sbarre sono, per ovvie ragioni,
le fasce di popolazione più svantaggiate, che più facilmente
commettono piccoli reati: un’America molto diversa da quella che
siamo abituati a vedere trasmessa o proiettata sugli schermi, un
paese pieno di tribù, clan, gruppi etnici con tradizioni e abitudini
molto diverse tra loro, la cui difficile convivenza all'interno di uno spazio ristretto è sovente messa a
rischio da faide.
Inoltre, l’immagine cinematografica del carcere è per lo
più legata alle strutture di detenzione per uomini e ai loro valori
specifici, virilità, forza, coraggio; Litchfield è abitato da sole
donne e, seppure spesso volino pugni o spintoni, le situazioni che si
presentano sono in un certo qual modo differenti, come le abilità messe in gioco: gli
scontri sono bracci di ferro figurati più che fisici, l’astuzia è
una virtù importante per sopravvivere tanto quanto la capacità di
dialogare. L’immagine di sé che si costruisce è più importante
della propria effettiva pericolosità. Ciò però non significa che
la punizione per essersi spinte troppo oltre in una lotta di potere o per aver
pestato i piedi a qualcun’altra non possa essere estremamente
violenta. Piper deve necessariamente imparare un ampio insieme di
leggi non scritte, consuetudini reiterate, gerarchie tra detenute.
Ogni comunità è un mondo parallelo che occasionalmente ne interseca
un altro, forgiando o rescindendo alleanze.
C’è anche molto
affetto sotto le luci al neon: ci si riunisce in famiglie d’adozione,
grandi amicizie nascono e muoiono, e naturalmente sbocciano o
rifioriscono amori. Il contatto umano è un bisogno che è nessuna
regolamentazione carceraria può soffocare; perfino le guardie, in
qualche caso, intrecciano relazioni con le detenute. Se è difficile
essere rinchiusi a scontare una pena, lo è anche sorvegliare chi lo
sta facendo, e non è per nulla improbabile scoprirsi non in
grado di ricoprire un ruolo tanto delicato. L’idealismo di chi
spera di cambiare le cose con le proprie azioni è destinato a subire
durissimi colpi. Essere nella posizione di dominare completamente
qualcun altro, come nella vita reale quasi mai succede, può spingere
alcuni – consapevolmente od inconsapevolmente – molto oltre il
limite del moralmente lecito. Non sembra giusto, tuttavia, parlare di
mostri, perché sono davvero pochi i personaggi che realmente possono
ambire a tale titolo all’interno della serie, forse soltanto uno.
Personaggi che sembrano supremamente perfidi e irrimediabilmente
svitati rivelano, con il tempo, un volto umano. I flashback sono
indizi che sta al pubblico mettere insieme per ricomporre il quadro –
per forza di cose mai del tutto completo – di una certa
personalità, le sue debolezze, le ferite che nessuna quantità di
trucco può davvero nascondere.
Orange is the New
Black è principalmente la storia di persone che hanno sbagliato, che
sbagliano e che sbaglieranno di nuovo in futuro, a vari livelli di
gravità. Più che sull’errore, però, l’attenzione è posta su
chi lo compie e sul perché, e vista la gran quantità di personaggi,
la scelta e le possibilità non mancano. Ovviamente, una simile
costruzione non starebbe in piedi senza la capacità di delineare
caratteri interessanti e relazioni narrativamente fruttifere, ed in
questo sta la vera forza del telefilm prodotto da Netflix.
Fintantoché quest’elemento non verrà meno, Litchfield rimarrà un
buon posto in cui curiosare durante il proprio tempo libero.
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