The Witch (The VVitch: A New-England Folktale, Robert Eggers, 2015)
Nell'America del XVII secolo una
famiglia di coloni inglesi è costretta ad allontanarsi dalla
comunità a causa dei contrasti tra le autorità e il capofamiglia,
che professa una versione severissima della religione cristiana.
Oltrepassata la recinzione di assi di legno che delimita il confine
tra la civiltà e la natura selvaggia, dovranno immergersi in
quest'ultima, lavorando duramente ed affidandosi al volere divino. Un
avvenimento terribile, però, segnerà l'inizio di una discesa nel
sospetto, nella follia e nella violenza.
Robert Eggers, nativo del New England,
affascinato durante gli anni dell'adolescenza dalla storia della
vicina Salem e dai suoi Halloween pieni di finte streghe, scrive e
dirige un film in cui la magia nera esiste in virtù del fatto che in
quei tempi ed in quei luoghi si credeva ciecamente alla sua esistenza
tanto quanto a quella di paradiso ed inferno.
I dialoghi evidenziano
ancora di più come i personaggi, nell'assenza di precetti
scientifici o di altre filosofie, interpretino il mondo unicamente
attraverso la lente della religione. Il lavoro di ricerca su cui
poggia la sceneggiatura è certosino: i richiami ai documenti, alle
superstizioni ed alle testimonianze dell'epoca sono innumerevoli,
come si occupano di farci notare la didascalia che appare prima dei
titoli di coda ed il sottotitolo originale A New-England Folktale. Anche i rimandi iconografici, tra i quali spicca il
ciclo di quadri dedicati alla stregoneria di Goya, sono utilizzati in
abbondanza. L'approccio rigoroso, metodico e storico al
soprannaturale apparenta The Witch ad una delle prime pietre miliari
del genere horror, La stregoneria attraverso i secoli (Häxan,Benjamin Christensen, 1922). I due lungometraggi, peraltro,
condividono la stessa ambiguità di fondo, lo stesso esistere sul
sottile confine che nella mente umana separa realtà ed
immaginazione, chiara visione ed allucinazione.
Pur essendo un'opera d'esordio, The
Witch è diretto con encomiabile abilità e fredda determinazione. Le
azioni malefiche sono immerse nell'oscurità, appena rischiarate da
una cupa luce rossa che ne rivela pochi, terribili dettagli. Durante
le riprese si è scelto di utilizzare il meno possibile
l'illuminazione artificiale, incongrua con il periodo storico,
sfruttando la maggior gamma dinamica del digitale rispetto alla
pellicola per catturare il naturale aspetto di ciò che si trovava di fronte alla macchina da presa: gli interni in notturna, affidati unicamente alle danzanti
fiammelle delle candele, sono fortemente suggestivi. Le scenografie e
i costumi sono votati ad una completa aderenza storica, ottenuta,
peraltro, nonostante un budget piuttosto contenuto. Il fuoricampo è
ampiamente sfruttato con ottimi risultati: Eggers preferisce
concentrarsi sulle reazioni dei personaggi piuttosto che sugli eventi
che le scatenano, tendendo le corde della tensione. Un opprimente
senso di minaccia aleggia nelle inquadrature, trasuda dalle ombre,
spesso si manifesta nella mente prima che negli occhi. Perfino un
innocuo coniglio può trasformarsi in un'inquietante presenza. La
colonna sonora sfrutta una fitta tessitura di dissonanze atonali per
spingere il pubblico sull'orlo della poltrona, esplodendo, a tratti,
in cori che ricordano delle grida, e se è vero che l'espediente non
è certo del tutto innovativo, raramente è mai stato così efficace.
La storia non ha un'unica lettura
possibile, i personaggi prendono a turno la scena per mostrare gli
effetti che l'attacco venefico del male ha su di loro. Indubbiamente
ad essere in una posizione di rilievo è Thomasin (Anya Taylor-Joy),
la primogenita, che presto finisce per essere in contrasto con i
genitori, isolata ed accusata di essere l'artefice delle sciagure che
si abbattono sulla famiglia. La strega, nell'interpretazione portata
sullo schermo da Eggers, è una donna che rifiuta il suo tradizionale
e sottomesso ruolo, e che perciò viene vista come un'invasata, una
prostituta, un'incivile creatura che al legno delle case preferisce i
tronchi delle fitte foreste vergini, rapisce neonati non battezzati,
vaga nuda adorando il Diavolo e lo glorifica nei sabba, madre
degenerata che nutre con il sangue e non con il latte. Il patto con
il Maligno appare come l'unica, tremenda via per una qualche forma di
emancipazione ed indipendenza.
Difficilmente il genere horror incontra
il film in costume; siamo abituati a pensare che gli eventi
inspiegabili siano spaventosi perché sfidano beffardamente la logica
dell'evo moderno, energie antiche e violente che si manifestano in un
mondo che si è dimenticato di loro. Eppure The Witch è un film
solido e notevole che trae le sue origini e la sua forza proprio
dall'ambientazione storica; Il suo potere di terrificare ed attrarre
gli viene proprio dall'essere immerso in un ambiente del quale la
magia è parte integrante e non un'ospite sgradita.
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