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Visualizzazione dei post da 2015

The Jedi Steps and Finale, ovvero il maestro Williams è sempre con noi

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Attenzione : in questo articolo ci sono SPOILER sulla fine di Star Wars: Il risveglio della Forza ! Vi ricordate come nella mia recensione dicessi che mi sembrava che la colonna sonora di John Williams per Star Wars: Il risveglio della Forza fosse un po' sottotono, anche se il mio buon senso mi diceva che avrebbe potuto essere soltanto un'impressione dettata dall'averla ascoltata soltanto una volta? Ieri sera ho avuto modo di ascoltarla di nuovo, fugando (quasi) ogni dubbio: le note del maestro Williams, l'uomo le cui composizioni mi hanno accompagnato dall'età di tre anni, sono lì a sottolineare ogni momento, sussurrando con l'arpa, suggerendo con gli archi o rombando a piena orchestra, sfruttando tutta la potenza degli ottoni. Prendiamo, per esempio, la composizione finale , che accompagna la salita di Rey al tempio Jedi, la comparsa di Luke e i titoli di coda, con la consueta carrellata di temi portanti. Prima che andiate avanti, credo sia d'obb...

Star Wars: Il risveglio della Forza, la recensione senza spoiler

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Nel momento in cui conosci un tuo futuro grande amico, sai già che lo diventerà? Ovviamente no. Prima dovrai impararne il nome (che ti sarai dimenticato due secondi dopo avergli stretto la mano), scoprirne il carattere, i gusti, discuterci, andarci in giro, al cinema, al pub, al ristorante, litigarci, scusarti, ricevere delle scuse, scherzarci, punzecchiarlo, creare un sostrato di conoscenze e modi condivisi da entrambi, fino al punto in cui una sola occhiata basterà per capirsi. Questo è un po' quello che ho provato nel vedere Star Wars: Il risveglio della Forza ( Star Wars: The Force Awakens , J.J. Abrams, 2015) ieri sera. Possiamo avere le opinioni più diverse rispetto all'(ex)esalogia ambientata nella galassia lontana lontana, ma quasi tutti ne conosciamo a memoria le battute, le inquadrature più belle, i temi musicali più affascinanti, perché li abbiamo rivisti ed analizzati fin nel più microscopico ed insignificante dettaglio. Vedere "Episodio VII" in cima...

Una spada laser nel carrello

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Immagine come al solito gentilmente fornita da Google. Ogni volta che decido spontaneamente di infilarmi in un centro commerciale per qualche ora senza uno scopo preciso, entra-prendi-paga-esci, mi ricordo perché non mi piacciono. Marmo grigio, muri bianchi, scale mobili di ronzante metallo, insegne kitsch, negozi pieni di merci che non mi interessano e che non voglio ma che inevitabilmente attirano la mia attenzione, mi distraggono, mi anestetizzano in un vuoto microcosmo di cartellini, numeri e made in PRC, e va sempre a finire che, sotto le bianche luci elettriche accese anche in pieno giorno, lotto con un'immotivata malinconia, non importa se sono da sola o con qualcuno.

Le guerre dei cloni, parte quarta: Star Wars: The Clone Wars (2008-2014) II

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Clicca qui per leggere il post precedente. Si conclude il nostro viaggio nelle serie animate dedicate alle guerre dei cloni, immergendoci in profondità in Star Wars: The Clone Wars , in attesa di iniziarne un altro - in qualche punto non meglio precisato del 2016 - incentrato su Star Wars Rebels . Prima di allora, comunque, parleremo di Star Wars: Il risveglio della Forza , presumibilmente durante questo fine settimana. Che la Forza sia con voi, dunque, e buona lettura!   Star Wars: The Clone Wars (Dave Filoni, George Lucas, 2008-2014) L'animazione , complice anche il costo piuttosto elevato (si va dai 750.000 dollari al milione per puntata ), è di ottimo livello per un prodotto televisivo e i modelli dei personaggi sono curati e abbastanza espressivi, se si tiene in conto lo stile scelto dalla produzione, che è orientato più alla stilizzazione che al realismo , seppur messo in pratica tramite l'uso della grafica 3D che è tradizionalmente più incline alla riprod...

Le guerre dei cloni, parte terza: Star Wars: The Clone Wars (2008-2014) I

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Clicca qui per leggere il post precedente. Star Wars: The Clone Wars (Dave Filoni, George Lucas, 2008-2014) Con 121 episodi , cinque serie andate in onda su Cartoon Network più una , più ristretta, rilasciata su Netflix dopo la cancellazione (voluta dalla Disney, pare, per spostare risorse e menti creative su Star Wars Rebels , più vicino alla trilogia originale, molto più amata rispetto alla seconda), e altri 8 episodi rilasciati sul sito ufficiale di Star Wars come animatic (ovvero come storyboard rozzamente animati ma con il doppiaggio completato), Star Wars: The Clone Wars è la serie più longeva fino ad ora prodotta dalla Lucasfilm, oltre ad essere l'unica opera appartenente al passato, oltre ovviamente ai sei film, ad essere entrata a far parte del nuovo canone stabilito dopo il passaggio di consegne.

Le guerre dei cloni, parte seconda: Star Wars: The Clone Wars, il film

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Continua il nostro approfondimento sulle serie animate dedicate al periodo delle guerre dei cloni in Star Wars. Per leggere il post precedente, cliccate qui . Star Wars: The Clone Wars (Dave Filoni, George Lucas, 2008) Il progetto di una serie che continuasse a narrare gli avvenimenti degli anni delle guerre dei cloni nasce già nel 2005 , quando quella precedente si era da poco conclusa; a farsi avanti è stavolta Dave Filoni , con il ruolo di supervising director, che insieme a George Lucas (che dispensa suggerimenti e proposte) orchestra le operazioni di una squadra di registi, sceneggiatori e animatori. Durante la lavorazione della prima stagione, Lucas decide di far uscire alcuni degli episodi al cinema come un unico film , che verrà però ricevuto in maniera estremamente negativa dalla critica.

The Visit (M. Night Shyamalan, 2015)

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Del regista di origini indiane M. Night Shyamalan ho visto molto poco, anche se ne conosco per sommi capi il travagliato percorso lavorativo, i grandi successi seguiti da altrettanto memorabili flop: Il sesto senso e The Village , entrambi moderatamente apprezzati ma certamente, per quanto mi riguarda, non memorabili. Non sono andata a vedere The Visit , quindi, né aspettandomi un capolavoro né temendo un disastro, ma sperando soltanto in un buon film, e sono stata accontentata . La struttura di questo film horror a bassissimo budget (appena cinque milioni di dollari) è tra le più classiche del genere, ma viene innestata su un soggetto abbastanza originale : per permettere alla madre divorziata di andare in vacanza con l'attuale fidanzato, i due figli appena adolescenti (Olivia DeJonge e Ed Oxenbould) accettano di trascorrere una settimana a casa dei nonni (Deanna Dunagan e Peter McRobbie), che a causa di screzi familiari non hanno mai conosciuto. Come è lecito immaginarsi...

Le guerre dei cloni, parte prima: Star Wars: Clone Wars (2003-2005)

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L'impero colpisce ancora è ritenuto, dai più, il miglior film di Star Wars, ed io credo che una delle ragioni sia la sua attenzione nell'occuparsi dei personaggi e delle relazioni tra di essi . George Lucas è un creatore di mondi, un costruttore di meccanismi narrativi, il supervisore di un grande ingranaggio, meno interessato, forse, alla dimensione interiore, all'aspetto emotivo delle vicende che racconta. Kershner, d'altro canto, pare attratto, più che dal quadro generale, dall'obbiettivo di porre l'attenzione (e l'occhio della cinepresa) sui personaggi e su quello che provano gli uni per gli altri, Han e Leia, Luke e Darth Vader. Forse è proprio questo aspetto a mancare nella trilogia prequel , a rendere i suoi personaggi meno amati: al centro della grande tragedia che è la fine della Repubblica Galattica e la caduta del Jedi più luminoso, Anakin Skywalker, i sentimenti dei personaggi sono indagati solo quel tanto che è necessario a fa...

Beginners (Mike Mills, 2010)

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Cosa fareste se vostro padre, rimasto vedovo dopo 44 anni di matrimonio, vi dicesse di essere gay e decidesse di vivere gli ultimi anni della sua vita seguendo finalmente la sua vera natura? Da questa vicenda, realmente accaduta, Mike Mills ne tira fuori un film, Beginners . La storia gira intorno ad Oliver (Ewan McGregor), un introverso graphic designer trentottenne, che passa attraverso l'esperienza di una nuova storia d'amore ripensando allo spiacevole ricordo del rapporto tra i suoi genitori e quello, del tutto diverso, degli ultimi, iperattivi mesi di vita del padre, determinato a non lasciarsi schiacciare dal cancro continuando a vivere al massimo delle sue possibilità e restando fedele a se stesso.

Perché penso che Il re leone sia uno dei migliori film Disney

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Il 23 novembre del 1994 usciva nei cinema italiani Il re leone ( The Lion King , Roger Allers, Rob Minkoff, 1994), partito, nelle aspettative dello studio, come un film di secondo piano rispetto a Pocahontas (Mike Gabriel, Eric Goldberg, 1995) e finito per essere il maggiore incasso mondiale per un film di animazione. Persone più competenti di me potranno scendere nei dettagli dell'animazione, della musica, della sceneggiatura, delle ispirazioni più o meno lecite. Con un po' di ritardo (come mio solito, nulla di nuovo) dirò due parole sul perché, secondo me, è uno dei film tematicamente più profondi della Disney, passando per Harry Potter e la pietra filosofale .

Star Wars: Episode III - The Backstroke of the West

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Palpatine, un grande oratore.  Siamo nel 2005, Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith ( Star Wars: Episode III - Revenge of the Sith , George Lucas, 2005) è appena uscito nei cinema di tutto il mondo. Un giovane appassionato, tale Jeremy, che vive a Shangai, decide di acquistare un DVD piratato del film. Il volenteroso pirata cinese ha inserito anche i sottotitoli in inglese, pur senza - evidentemente - conoscerlo molto bene. Si è segnato quello che credeva di capire delle battute originali degli attori, naturalmente in cinese (aggiungendo qualcosa così, immaginiamo per un vezzo artistico), e poi ha tradotto il frutto del suo attento (emh) lavoro di ascolto nuovamente in inglese, probabilmente con un traduttore automatico: il risultato è ovviamente terribile ed esilarante.

Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts (The Peanuts Movie, Steve Martino, 2015)

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La produzione di lungometraggi d'animazione tende ad incanalarsi lungo due direttive principali: da un lato opere solide che, pur restando appetibili per un pubblico più giovane, affrontano temi e problematiche spesso molto mature (è il caso dei film Pixar), dall'altro grandi spettacoli pirotecnici in cui la coerenza e la tenuta di trama e sceneggiatura è grandemente tralasciata (molti dei prodotti Dreamworks rientrano in quest'ottica). Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts ( The Peanuts Movie , Steve Martino, 2015) all'interno di questa dicotomia si trova, in un certo senso, a metà strada: pur avendo una storia piacevole e coerente si articola lungo una struttura di gag correlate, un chiaro richiamo alle strisce a fumetti di Schulz da cui prende le mosse, mettendone in scena la pletora di personaggi e situazioni. Il suo più grande pregio sta nella capacità di immergersi nell'universo dell'infanzia senza snaturarlo, di descriverne teneramente l'inno...

Crimson Peak (Del Toro, 2015)

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Crimson Peak (Del Toro, 2015) è uno di quei film di cui, più che la trama, si apprezza – per così dire – l'artigianato. La vicenda di cui è protagonista Edith (Mia Wasikowska) amalgama elementi e tòpoi tipici dei grandi romanzi di epoca vittoriana, come Jane Eyre e Dracula , certamente avendo cura per il dettaglio e per le sfumature ma apparentemente senza evolvere in un racconto più grande od affascinante come succedeva ne Il labirinto del fauno ( El laberinto del fauno , Del Toro, 2006). Guillermo Del Toro si relaziona alle sue fonti nelle vesti di devoto epigono, costruendo attorno alla sceneggiatura una messa in scena sontuosa. Si è molto parlato dell'uso dei colori in Crimson Peak , ispirato ai film in Technicolor di Mario Bava, ed in effetti, a meno che non si sia daltonici, in un periodo in cui il cinema mainstream ci ha assuefatto alla visione di mondi perennemente immersi in spenti toni desaturati, i rossi sanguigni, i neri vellutati, i purissimi bianchi, i blu...

Suburra (Stefano Sollima, 2015)

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Suburra (Stefano Sollima, 2015) è un lungo, rumoroso addensarsi di nuvole nere che promettono una tempesta di dimensioni inenarrabili; alla fine, però, quello che cade dal cielo è solo un acquazzone estivo. Le vicende rappresentate, pur essendo del tutto fittizie, sono pesantemente ispirate a recenti fatti di cronaca italiana ed in questo, in linea teorica, non ci sarebbe nulla di male; ma la mano che descrive e gestisce gli avvenimenti è pesante e poco accurata, ed alla rielaborazione narrativa preferisce un collage di articoli di giornale che manca di approfondimento. Si potrebbe argomentare dicendo che la realtà è in sé irrappresentabile, in quanto composta da innumerevoli sfumature che il solo occhio della macchina da presa, per quanto accurato, non può supporre di cogliere; ed è chiaro quindi che, se ad un racconto che, pur prendendo le mosse dalla realtà, la utilizza per tracciare un suo disegno personale se ne preferisce uno che da questa è in tutto e per tutto dipendente ...

The Martian – Sopravvissuto (Ridley Scott, 2015)

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The Martian – Sopravvissuto (Ridley Scott, 2015) ricorda un vestito di sartoria: le cuciture sono curate, i tessuti pregiati, e gli si perdona volentieri qualche banalità nella sceneggiatura, controbilanciata sul campo visivo da scelte tutt'altro che antiquate, come il passaggio dalla diretta tv alla realtà della sala stampa in un unico carrello, o le sovraimpressioni che informano gli spettatori dei nomi e del ruolo di alcuni personaggi velocemente e conservando minutaggio e battute per altri e più interessanti passaggi. L'occhio esperto di Ridley Scott emerge nel contrasto tra i primi e primissimi piani dei volti degli attori – Matt Damon, per ovvie ragioni, su tutti – e i campi lunghissimi dedicati alla superficie di Marte, un deserto di sabbia e rocce aranciate, memore forse di quella Monument Valley che nei decenni passati ha costituito lo sfondo di innumerevoli altre avventure di cavalieri solitari. Qualcuno, del resto, aveva già supposto da tempo una possibile af...

Alien: riflessioni sul concetto di sequel

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Non mi ritengo una spettatrice particolarmente severa, anzi, su alcune cose sono molto tollerante. Ho sufficiente fantasia per collegare in modo sensato i punti di una sceneggiatura un po’ lacunosa e accetto di buon grado qualche forzatura fantasiosa, se necessaria al proseguimento di una bella storia. Per esempio, trovo che la trilogia prequel di Star Wars , nonostante tutti i suoi grossi difetti, abbia anche dei grandi lati positivi, e credo di essere una dei pochissimi a cui la trilogia de Lo Hobbit è perlopiù piaciuta: forse ciò è dovuto alla mia abilità nell’importantissima arte del non farsi travolgere dall’hype. Non importa quanto magnificamente mi vendano un film, quanto sbalorditivo ed accattivante sia il trailer, io non entro mai in sala aspettandomi di vedere l’ascensione della Santa Vergine in 5K 3D Dolby ATMOS e diretta da infallibile mano divina. So bene che quelli dietro la macchina da presa, nonostante tutto, sono solo esseri umani con tutti i loro difetti e le lo...

Empire of Dreams, ovvero il miglior documentario su Star Wars

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I making of e i filmati dal dietro le quinte dei film di Star Wars sono probabilmente nell'ordine delle centinaia. Empire of Dreams , prodotto per il cofanetto dell'esalogia uscito nel 2004 ed inspiegabilmente mai più incluso in nessuna raccolta successiva, è quasi certamente il più valido. Un montaggio di filmati d'epoca e di numerosissime interviste a cast, crew e alcuni illustri appassionati ci guida alla scoperta della creazione della trilogia originale, non lesinando sui dettagli e soffermandosi maggiormente, per ovvie ragioni, sulla genesi del primo capitolo, mostrando come e quanto l'uscita di Una nuova speranza abbia rivoluzionato il cinema della fine degli anni settanta, un'epoca in cui i grandi studios smantellavano i loro reparti di effetti speciali ed in cui la fantascienza non era considerata un genere remunerativo al di là dei B-Movie. Non è semplicissimo reperire il documentario nel 2015 e pertanto speriamo che lassù, nei piani alti della diri...

Inside Out (Pete Docter, Ronnie Del Carmen, 2015), recensione in pillole

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Il grande successo di Inside Out in verità non ci stupisce particolarmente: i Pixar Animation Studios, infatti, ci hanno da tempo abituato all'eccellenza. La caratterizzazione e il design di ambienti e personaggi sono come sempre molto curate; il disegno a pastello delle emozioni risulta caratteristico e particolare, affrancandosi un po' dalla tendenza dell'animazione digitale ad assomigliarsi un po' tutta nel suo iperrealismo. La trama non è soltanto un pretesto per inanellare gag, come spesso succede nei film d'animazione prodotti da altri studi cinematografici: la psicologia e lo sviluppo della mente, materie che certamente paiono poco adatte ad un cartone animato rivolto (anche) ad un pubblico di bambini, sono trattate con piglio pop ed intelligentemente semplificate, senza snaturare, però, le discipline alla base. L'idea principale dietro al lungometraggio potrebbe addirittura rischiare di sembrare banale: quante volte abbiamo visto al cinema ed in ...

Tre motivi per cui Il risveglio della Forza sarà interessante (al di là del fatto che si tratta di Star Wars)

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Una piccolissima premessa: questo è il primo di una serie di articoli su Star Wars che mi propongo di pubblicare in occasione dell'uscita di Star Wars: Il risveglio della Forza . Devo ancora annotarmi un piano completo di quello di cui intendo parlare, perciò, visto che per me “non dire gatto se non ce l'hai nel sacco” è una precisa regola di vita, non vi prometto niente. Ad ogni modo, visto che è da un bel po' che metto da parte idee, spero di scrivere parecchio e di non annoiarvi troppo. Ammettiamolo subito: questo articolo è poco interessante perché, come disse un illuminato commentatore su YouTube, anche se Star Wars: Il risveglio della Forza fosse una vera merda, sarebbe comunque della merda di Star Wars. Comunque vadano le cose il prossimo dicembre saremo tutti schierati sulle poltrone di un qualche cinema, pronti ad immergerci nelle vicende della solita galassia lontana lontana sulle note della fanfara di John Williams. Pertanto, speculazioni e chiacchiere...

Black Sheep – Pecore assassine (Black Sheep, Jonathan King, 2006)

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Ci sono film dell'orrore che cercano di veicolare un messaggio al di là dei brividi; per esempio, una critica della società in cui vengono prodotti, come i film sugli zombie di George Romero. Ecco, Black Sheep – Pecore assassine ( Black Sheep , Jonathan King, 2006) con tutto ciò non ha nulla a che fare. Anzi, a voler essere precisi, più che un horror in senso stretto è una commedia splatter in cui i classici e pericolosissimi esperimenti genetici portano, invece che ad un'orda di morti viventi mezzi decomposti, a soffici pecore divorate dal desiderio di brucare – letteralmente – carne umana. Il film è stato interamente realizzato in Nuova Zelanda, il che traspare, oltre che dai bellissimi ed incontaminati paesaggi, anche dal soggetto della storia: una delle attività locali più fiorenti, infatti, oltre all'attirare appassionati de Il signore degli anelli , è proprio l'allevamento di ovini. I collegamenti con l'esalogia ambientata nella Terra di mezzo, però, non...

Ofelia, la disobbediente

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C'è un momento all'interno de Il labirinto del fauno ( El laberinto del fauno , Guillermo del Toro, 2006) in cui noi spettatori pensiamo che Ofelia faccia una cosa veramente stupida: disobbedisce, apparentemente in modo ingiustificato, agli ordini del fauno e prende due acini d'uva dalla tavola imbandita dell'uomo pallido, risvegliandolo dal suo sonno, rischiando la vita e provocando la morte di due fatine. Non è la prima volta nel corso del film che Ofelia sceglie di non comportarsi come le viene suggerito, più volte non ascolta le raccomandazioni della madre, ma questo episodio spicca in particolar modo: era affamata, è vero, ma perché sceglie di mangiare quei due acini quando le era stato detto chiaramente di non farlo? A prima vista questa decisione potrebbe sembrare un errore della sceneggiatura, una semplice ingenuità: in realtà è uno dei momenti in cui emerge più chiaramente il tema portante del film, che tiene uniti mondo fantastico e mondo reale. L'...

Il tallone d'Achille di Terminator

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Perché i sequel di Terminator venuti dopo Terminator 2 – Il giorno del giudizio arrancano narrativamente? Visto che ho finito gli esami e soffro di logorrea da tastiera, ho cercato di darmi delle risposte. Chiunque abbia il coraggio di leggere tutto questo papiro ha la mia ammirazione. I tre disegni che, oltre ai due fotogrammi dai primi due Terminator, accompagnano il post sono schizzi e disegni preparatori di James Cameron per il primo film e li ho trovati sulla pagina Facebook della Stan Winston School of Character Arts, che consiglio caldamente di seguire a chiunque ami il cinema e gli effetti speciali.  

Babadook (The Babadook, Jennifer Kent, 2014)

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Which connects to the idea that  The Babadook  is a horror movie, but it’s first and foremost about Amelia and Sam.  Yeah, and I understand that  The Babadook  is being sold as a horror film. Films need to be sold throughout the world, and they need to reach an appropriate audience, but, for me, I never approached this as a straight horror film. I always was drawn to the idea of grief, and the suppression of that grief, and the question of, how would that affect a person? I like stories that are heightened and have a mythical quality, which is why I didn’t just keep it in the psychological realm—it skips over into this other realm of supernatural mythology. But at the core of it, it’s about the mother and child, and their relationship. The Year's Best Horror Movie? It's This Australian Creepshow, Hands Down Esiste un longevo filone, all'interno del genere horror, fatalmente attratto dai lati oscuri del femminile: il che non dovrebbe stupirci particolarm...

Jurassic World (Colin Trevorrow, 2015)

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Guida rapida per una visione ottimale di Jurassic World : avvolgetevi completamente nella vostra sospensione dell'incredulità (non dimenticate i piedi), ficcate il vostro senso logico sotto la poltrona del cinema con una pedata, invitate un bel po' di amici e concordate l'abolizione del silenzio in sala. Jurassic World inizia nel migliore dei modi possibili per essere il quarto capitolo di una saga tra le più famose della storia recente del cinema: in medias res, risparmiando allo spettatore poco interessanti spiegazioni di perché e percome, presentando i personaggi all'interno dello svolgimento della vicenda. Un altro punto positivo, almeno per chi scrive, è il permanere di una certa autocritica del capitalismo e del consumismo, fortemente evidente già in Jurassic Park . I visitatori del parco vogliono dinosauri più grossi, più feroci e con più denti: presumibilmente, vale lo stesso anche per gli spettatori in sala. L'Indominus rex è la risposta dat...

La paura è donna

Ho scritto questo articolo per il giornalino scolastico nel 2009; stasera m'è capitato sotto gli occhi e ho deciso di riesumarlo, nonostante sia tentata di correggerlo (ma non lo farò). Parlare di donne e horror mi è sempre piaciuto molto, nel caso in cui non l'aveste notato. Sono temi su cui continuo ad avvolgermi come un serpente. Buona lettura. La paura è donna  L’horror offre allo spettatore attento, nelle sue sfumature migliori (nonostante sia oggi un genere fortemente in crisi qualitativa), molti spunti di riflessione parafilosofica. Ad esempio, qualunque persona abbia visto una certa quantità di horror demoniaci o di tortura (o anche fantastici, come può essere considerato Denti) potrà osservare che le donne hanno spesso un ruolo fondamentale nello svolgimento della trama; a volte sono vittima del male (L’Esorcista, Dracula, Rosemary’s Baby, The Others), a volte carnefice (Audition), a volte sono protagoniste sia come vittime che come spiriti (Dark Water, The Ring, ...

Zodiac e Amabili resti: che cosa succede quando "omicidio" non equivale a "thriller"

Noi spettatori siamo animali abitudinari, anche se ci ostiniamo a negarlo con una certa frequenza. Quando ci accomodiamo sulla poltrona del cinema vogliamo assistere ad uno spettacolo che sia insieme nuovo e familiare, vogliamo sentirci a casa e nello stesso tempo a mille miglia da essa. Non siamo certo facili da accontentare. Qualche volta ci capita di trovarci di fronte un film che non rispetta questo nostro modo di pensare: non riusciamo ad incasellarlo nelle nostre strutture predefinite, ci confonde e per questo, spesso, non riesce a parlarci e finisce per non piacerci. Personalmente trovo che questo tipo di fenomeno si verifichi più spesso con film che si sviluppano attorno ad un crimine: il thriller è un genere estremamente codificato e noi conosciamo così bene le regole del gioco da esserci scordati che non c'è un solo modo per parlare di omicidio, che ci sono altre strutture possibili oltre a quella, lineare, di delitto - indagine - castigo. Zodiac (David Fincher, 2007) e ...

Avengers: Age of Ultron, prime impressioni

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«Sembra facile fare un caffè» è solita dire mia madre. Sembra facile fare il blockbuster estivo più atteso dell'anno. Avengers: Age of Ultron ha almeno una decina di personaggi principali (e, per carità, non proviamo nemmeno a contare quelli secondari), più effetti speciali di ogni altro film Marvel, una continuità contorta da rispettare e di cui essere uno dei punti di svolta principali e, fortunatamente, una sola trama, seppure un po' ramificata. Tuttavia, la vera grande nemesi del regista Joss Whedon non è il film in sé: è il primo, sfolgorante capitolo uscito nel 2012, piazzatosi al terzo posto nella classifica dei più alti incassi cinematografici di tutti i tempi e diventato al contempo pietra miliare del genere cinecomic (se così vogliamo chiamarlo, ma sarebbe interessante discutere sulla sua esistenza specifica in quanto tale), coronamento di quella Fase 1 del Marvel Cinematic Universe che abbiamo tutti osservato con la stessa trepidazione dello spettatore che osser...